questo blog è dedicato ai bimbi,ai genitori,ai nonni,zii...si parlerà di giochi,fiabe,lavoretti,cartoni animati,asili,educazione...tanti consigli utili per tutti voi che ci seguite!
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lunedì 27 agosto 2012
ALLA RADIO C'è UN PULCINO........è IL PULCINO PIO!!!
è arrivata l'estate..ecco qui alcune regole da seguire per aiutare a gestire le vacanze estive dei nostri bimbi!!
Per i bambini vale l’equazione “estate=mesi di vacanza”.
Vacanza=niente scuola. Niente scuola=niente impegni. E quindi?
Rivoluzione della giornata-tipo. Le stesse giornate che, scandite nello stesso modo, davano ai piccoli una certa sicurezza, continuità.
L’estate, perciò, significa anche destabilizzazione.
I bambini come vivono questo cambiamento della loro routine? Cosa avvertono, cosa sentono, cosa vogliono?
Lo abbiamo chiesto alla nostra Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli.
Ecco cosa ci ha risposto e cosa ci consiglia:
“Ci siamo, dopo un lungo anno di scuola, di giornate impegnate e scandite da impegni ben precisi e costanti, di ruotine ormai ben consolidate e funzionali per tutta la famiglia, arriva lei: l’estate!
E, per molti, questa stagione si accompagna a una vera e propria rivoluzione sia dal punto di vista psicologico che organizzativo!
Tutto è da ri-programmare e ri-pensare, i programmi estivi devono far conciliare le esigenze di adulti e bambini, i quali d’improvviso, si ritrovano destabilizzati da un vero cambiamento nelle loro giornate e necessitano di un nuovo programma giornaliero tutto da pianificare.
Il pensiero di molti genitori è rivolto a come far trascorrere loro, in modo meno “sofferente” possibile, i mesi che precedono le tanto attese ferie, con un’attenzione particolare al caldo (soprattutto per chi vive nelle grandi città), a chi lasciarli, cosa fargli fare durante le giornate, ecc…
Ma i bambini? Come vivono questo cambiamento della loro routine? Cosa avvertono, cosa sentono, cosa vogliono?
Naturalmente dipende molto dall’età e cercherò per questo di essere molto generica per soddisfare le esigenze di tutte voi, ma un fattore comune per ogni fascia di età è la destabilizzazione.
Mi spiego: per quanto sia vero che la maggior parte di bambini e ragazzi siano felicissimi della fine della scuola e degli impegni in generale, è anche vero che la scansione delle giornate sulla base di programmi fissi, ben stabiliti e costanti, fornisce loro una certa stabilità e rassicurazione emotiva e cognitiva che funge in qualche modo da punto di riferimento.
Se ci pensiamo, anche per noi adulti le abitudini, per quanto a volte stancanti, ci danno un senso di continuità e sicurezza, dei punti di riferimento che ci fanno sentire in qualche modo “integri” e presenti nella vita di ogni giorno.
Tanto è vero che ci sono persone che, quando ci sono le vacanze o la domenica stessa, dopo un’iniziale sensazione di gioia di potersi riposare, vanno in crisi perche vivono un cambiamento nella loro quotidianità, che prevede un riorganizzare in toto la giornata e li getta nell’angoscia di “non sapere cosa fare”!
Questo accade anche per i bambini, che hanno davanti a loro tre mesi tutti da vivere al di fuori dei soliti impegni e tram tram quotidiano!
Indipendentemente dalla decisione pratica da prendere, dunque, la gestione di questo periodo dell’anno merita di essere considerata anche da un altro punto di vista, non solo concreto, ma anche psicologico.
Perché l’obiettivo da raggiungere è duplice: far sì che i propri figli vivano un’estate serena ed evitare di farsi prendere da eccessivi sensi di colpa al pensiero di doverli “abbandonare” a vacanze solitarie.
Come aiutarli dunque a vivere al meglio questa stagione estiva? Come organizzare in modo costruttivo questa lunga pausa estiva in attesa delle vacanze?
Prima regola: non trasmettiamo loro la nostra angoscia e ansia rispetto al tempo “vuoto” che deve essere riempito a tutti i costi! Più ci facciamo vedere preoccupati su: “E ora cosa gli faccio fare tutto il giorno?”, più loro percepiranno questo stato d’ansia e la interpreteranno come un evento negativo da affrontare e non come una nuova possibilità di fare magari esperienze diverse e l’entusiasmo di programmare qualcosa di nuovo e stimolante.
Cerchiamo di cogliere le esigenze di nostro figlio e capire come possiamo conciliare le nostre con le sue, ad esempio: ci sono dei nonni, parenti o amici disponibili a darci una mano con cui il nostro bimbo sta volentieri? Nella nostra città organizzano campus estivi o giornate all’oratorio campi sportivi in cui sappiamo di poter trovare anche qualche suo amichetto? Abbiamo la possibilità di mandarlo in vacanza con i nonni mentre noi lavoriamo?
Aiutiamolo a ricostruirsi una nuova stabilità giornaliera che non lo faccia sentire troppo “perso” e destabilizzato, continuando a fornirgli più possibile una certa continuità e serenità in quello che farà durante la giornate e le settimane a venire. Questo può essere fatto anche non stravolgendo del tutto le regole che di solito gli date a casa durante l’anno!
Qualche consiglio, suggerimento pratico, e spunto di riflessione:
1) Se “dovere” è la parola chiave del tempo scolastico, quella del tempo estivo dovrebbe essere “piacere”. Non solo per i bambini, ma anche per i genitori insieme a loro. L’idea che dovremmo fare nostra è che tutto ciò che proponiamo ai nostri figli non lo facciamo solo perché “dobbiamo”, costretti dagli impegni lavorativi, ma anche, e soprattutto, perché vogliamo. Perché desideriamo offrire loro esperienze interessanti e stimolanti, ci fa piacere che possano viverle e vogliamo condividerle con loro. Meno un bambino si sente considerato solo come un “pacco” da smistare fra nonni e campi estivi e più, per contro, si vede al centro di un progetto educativo, e non solo di una serie di attività da svolgere per arrivare a sera, più per lui il tempo delle vacanze sarà davvero un “tempo bello”. Anche se mamma e papà non potranno essergli sempre accanto
2) L’estate offre tanti spunti per sentirsi comunque in vacanza, anche se si è ancora in città. Basta saper fare la differenza, rendere “speciale” anche la routine quotidiana. E diventare più “accessibili” per i propri figli. La sera, per esempio, perché non cercare di tornare un po’ prima dall’ufficio? E poi fare un giro in bicicletta con i bambini, allungare i tempi di preparazione della cena, magari preparando una pizza tutti insieme, uscire a prendere un gelato o andare a vedere un film in un’arena all’aperto. Nel week end si possono organizzare una gita al lago o un picnic in campagna.
Tante cose che, normalmente, durante i mesi invernali, quando i ritmi sono più intensi per tutti, non si possono fare; ma che, per contro, è bello concedersi in estate. Piccoli gesti che, da soli, fanno già sperimentare il vero senso della vacanza, ovvero il piacere della libertà. E che contribuiscono a rendere meravigliose le estati dei nostri bambini e a lasciare in loro ricordi unici e indimenticabili.
3) Alla fine dell’anno scolastico, anche i bambini sono stanchi. Hanno bisogno di recuperare. Compatibilmente con i propri impegni lavorativi, bisognerebbe tenerne conto. E, se possibile, magari evitare di cominciare proprio subito a riorganizzare le loro giornate. Servirebbe loro almeno una settimana di “decantazione” prima di riprendere con impegni più pressanti. Anche a loro – proprio come a noi adulti – piace molto svegliarsi più tardi del solito, fare colazione senza correre, godersi la propria cameretta, i propri giochi. Anche i bambini, insomma, hanno bisogno di un po’ di “sano” ozio.
4) Sempre approfittando dei tempi più dilatati (e di ansie sicuramente minori di quelle che, in genere, accompagnano le serate durante l’anno scolastico), la sera, prima di addormentarsi, è bello potersi ritagliare un momento di chiacchiere con i propri figli. Per ascoltarli mentre parlano di ciò che hanno vissuto durante la giornata, per farsi parte delle loro nuove esperienze, ma anche per discutere delle vacanze che si faranno tutti insieme, per iniziare a immaginare la meraviglia di ciò che accadrà. Ai bambini piace molto sentire il racconto di ciò che verrà, riuscire a sognarlo a occhi aperti. I racconti creano il percorso del desiderio verso momenti speciali. E l’attesa, così, si fa ancora più magica e intensa.
A questo punto non mi resta altro che augurarvi… Buona estate!”http://vivalamamma.tgcom24.it/wpmu/2012/06/come-affrontare-lestate-con-i-nostri-bambini/
Vacanza=niente scuola. Niente scuola=niente impegni. E quindi?
Rivoluzione della giornata-tipo. Le stesse giornate che, scandite nello stesso modo, davano ai piccoli una certa sicurezza, continuità.
L’estate, perciò, significa anche destabilizzazione.
I bambini come vivono questo cambiamento della loro routine? Cosa avvertono, cosa sentono, cosa vogliono?
Lo abbiamo chiesto alla nostra Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli.
Ecco cosa ci ha risposto e cosa ci consiglia:
“Ci siamo, dopo un lungo anno di scuola, di giornate impegnate e scandite da impegni ben precisi e costanti, di ruotine ormai ben consolidate e funzionali per tutta la famiglia, arriva lei: l’estate!
E, per molti, questa stagione si accompagna a una vera e propria rivoluzione sia dal punto di vista psicologico che organizzativo!
Tutto è da ri-programmare e ri-pensare, i programmi estivi devono far conciliare le esigenze di adulti e bambini, i quali d’improvviso, si ritrovano destabilizzati da un vero cambiamento nelle loro giornate e necessitano di un nuovo programma giornaliero tutto da pianificare.
Il pensiero di molti genitori è rivolto a come far trascorrere loro, in modo meno “sofferente” possibile, i mesi che precedono le tanto attese ferie, con un’attenzione particolare al caldo (soprattutto per chi vive nelle grandi città), a chi lasciarli, cosa fargli fare durante le giornate, ecc…
Ma i bambini? Come vivono questo cambiamento della loro routine? Cosa avvertono, cosa sentono, cosa vogliono?
Naturalmente dipende molto dall’età e cercherò per questo di essere molto generica per soddisfare le esigenze di tutte voi, ma un fattore comune per ogni fascia di età è la destabilizzazione.
Mi spiego: per quanto sia vero che la maggior parte di bambini e ragazzi siano felicissimi della fine della scuola e degli impegni in generale, è anche vero che la scansione delle giornate sulla base di programmi fissi, ben stabiliti e costanti, fornisce loro una certa stabilità e rassicurazione emotiva e cognitiva che funge in qualche modo da punto di riferimento.
Se ci pensiamo, anche per noi adulti le abitudini, per quanto a volte stancanti, ci danno un senso di continuità e sicurezza, dei punti di riferimento che ci fanno sentire in qualche modo “integri” e presenti nella vita di ogni giorno.
Tanto è vero che ci sono persone che, quando ci sono le vacanze o la domenica stessa, dopo un’iniziale sensazione di gioia di potersi riposare, vanno in crisi perche vivono un cambiamento nella loro quotidianità, che prevede un riorganizzare in toto la giornata e li getta nell’angoscia di “non sapere cosa fare”!
Questo accade anche per i bambini, che hanno davanti a loro tre mesi tutti da vivere al di fuori dei soliti impegni e tram tram quotidiano!
Indipendentemente dalla decisione pratica da prendere, dunque, la gestione di questo periodo dell’anno merita di essere considerata anche da un altro punto di vista, non solo concreto, ma anche psicologico.
Perché l’obiettivo da raggiungere è duplice: far sì che i propri figli vivano un’estate serena ed evitare di farsi prendere da eccessivi sensi di colpa al pensiero di doverli “abbandonare” a vacanze solitarie.
Come aiutarli dunque a vivere al meglio questa stagione estiva? Come organizzare in modo costruttivo questa lunga pausa estiva in attesa delle vacanze?
Prima regola: non trasmettiamo loro la nostra angoscia e ansia rispetto al tempo “vuoto” che deve essere riempito a tutti i costi! Più ci facciamo vedere preoccupati su: “E ora cosa gli faccio fare tutto il giorno?”, più loro percepiranno questo stato d’ansia e la interpreteranno come un evento negativo da affrontare e non come una nuova possibilità di fare magari esperienze diverse e l’entusiasmo di programmare qualcosa di nuovo e stimolante.
Cerchiamo di cogliere le esigenze di nostro figlio e capire come possiamo conciliare le nostre con le sue, ad esempio: ci sono dei nonni, parenti o amici disponibili a darci una mano con cui il nostro bimbo sta volentieri? Nella nostra città organizzano campus estivi o giornate all’oratorio campi sportivi in cui sappiamo di poter trovare anche qualche suo amichetto? Abbiamo la possibilità di mandarlo in vacanza con i nonni mentre noi lavoriamo?
Aiutiamolo a ricostruirsi una nuova stabilità giornaliera che non lo faccia sentire troppo “perso” e destabilizzato, continuando a fornirgli più possibile una certa continuità e serenità in quello che farà durante la giornate e le settimane a venire. Questo può essere fatto anche non stravolgendo del tutto le regole che di solito gli date a casa durante l’anno!
Qualche consiglio, suggerimento pratico, e spunto di riflessione:
1) Se “dovere” è la parola chiave del tempo scolastico, quella del tempo estivo dovrebbe essere “piacere”. Non solo per i bambini, ma anche per i genitori insieme a loro. L’idea che dovremmo fare nostra è che tutto ciò che proponiamo ai nostri figli non lo facciamo solo perché “dobbiamo”, costretti dagli impegni lavorativi, ma anche, e soprattutto, perché vogliamo. Perché desideriamo offrire loro esperienze interessanti e stimolanti, ci fa piacere che possano viverle e vogliamo condividerle con loro. Meno un bambino si sente considerato solo come un “pacco” da smistare fra nonni e campi estivi e più, per contro, si vede al centro di un progetto educativo, e non solo di una serie di attività da svolgere per arrivare a sera, più per lui il tempo delle vacanze sarà davvero un “tempo bello”. Anche se mamma e papà non potranno essergli sempre accanto
2) L’estate offre tanti spunti per sentirsi comunque in vacanza, anche se si è ancora in città. Basta saper fare la differenza, rendere “speciale” anche la routine quotidiana. E diventare più “accessibili” per i propri figli. La sera, per esempio, perché non cercare di tornare un po’ prima dall’ufficio? E poi fare un giro in bicicletta con i bambini, allungare i tempi di preparazione della cena, magari preparando una pizza tutti insieme, uscire a prendere un gelato o andare a vedere un film in un’arena all’aperto. Nel week end si possono organizzare una gita al lago o un picnic in campagna.
Tante cose che, normalmente, durante i mesi invernali, quando i ritmi sono più intensi per tutti, non si possono fare; ma che, per contro, è bello concedersi in estate. Piccoli gesti che, da soli, fanno già sperimentare il vero senso della vacanza, ovvero il piacere della libertà. E che contribuiscono a rendere meravigliose le estati dei nostri bambini e a lasciare in loro ricordi unici e indimenticabili.
3) Alla fine dell’anno scolastico, anche i bambini sono stanchi. Hanno bisogno di recuperare. Compatibilmente con i propri impegni lavorativi, bisognerebbe tenerne conto. E, se possibile, magari evitare di cominciare proprio subito a riorganizzare le loro giornate. Servirebbe loro almeno una settimana di “decantazione” prima di riprendere con impegni più pressanti. Anche a loro – proprio come a noi adulti – piace molto svegliarsi più tardi del solito, fare colazione senza correre, godersi la propria cameretta, i propri giochi. Anche i bambini, insomma, hanno bisogno di un po’ di “sano” ozio.
4) Sempre approfittando dei tempi più dilatati (e di ansie sicuramente minori di quelle che, in genere, accompagnano le serate durante l’anno scolastico), la sera, prima di addormentarsi, è bello potersi ritagliare un momento di chiacchiere con i propri figli. Per ascoltarli mentre parlano di ciò che hanno vissuto durante la giornata, per farsi parte delle loro nuove esperienze, ma anche per discutere delle vacanze che si faranno tutti insieme, per iniziare a immaginare la meraviglia di ciò che accadrà. Ai bambini piace molto sentire il racconto di ciò che verrà, riuscire a sognarlo a occhi aperti. I racconti creano il percorso del desiderio verso momenti speciali. E l’attesa, così, si fa ancora più magica e intensa.
A questo punto non mi resta altro che augurarvi… Buona estate!”http://vivalamamma.tgcom24.it/wpmu/2012/06/come-affrontare-lestate-con-i-nostri-bambini/
martedì 14 febbraio 2012
Meglio figlio unico? Vantaggi e svantaggi del dargli un fratellino Il numero dei figli per famiglia si è notevolmente ridotto e oggi sono sempre di più le coppie che decidono di avere un solo figlio
Uno dei fenomeni sociali più evidenti dell’ultimo secolo è certamente il passaggio dalla famiglia estesa, con struttura patriarcale, alla famiglia nucleare. Il numero dei figli per famiglia si è notevolmente ridotto e oggi sono sempre di più le coppie che decidono di avere un solo figlio, con il proposito di potergli dedicare più attenzioni e di poter provvedere meglio a tutti i suoi bisogni.
In realtà non si può avere un punto di vista oggettivo ed assoluto riguardo alla maggiore o minore vantaggiosità dell’essere figli unici o del non esserlo, per due ordini di motivi: in primo luogo coloro che vivono la condizione di figli unici non possono sapere cosa significa avere dei fratelli, così come chi li ha non può comprendere fino in fondo come ci si senta ad essere figlio unico.
In secondo luogo entrambe queste condizioni hanno i propri pro e i propri contro, a seconda dell’età di riferimento.
In infanzia i vantaggi che generalmente si associano alla condizione di essere figlio unico sono l’avere tutte le attenzioni dei genitori e dei parenti. Da ciò possono derivare anche una serie di vantaggi materiali. Perciò alcuni tacciano la condizione del figlio unico come quella di un “bambino viziato”, mentre in realtà renderlo tale dipende solo dai genitori. Lo svantaggio maggiore di essere figlio unico in infanzia è dato dal fatto che se entrambi i genitori lavorano il bambino trascorrerà molto tempo affidato alle cure di altre figure di riferimento, come nonni o baby sitters. Se il relazionarsi prevalentemente con persone adulte da un lato accresce e migliora la ricchezza del vocabolario del bambino, dall’altro la mancanza del costante confronto con i propri pari priva il bambino di una serie di esperienze comunicative e sociali molto importanti per il suo sviluppo emotivo e cognitivo. A ciò si può rimediare efficacemente inserendo il bambino alnido.
L’adolescenza segna in genere un passaggio fondamentale nello sviluppo dell’individuo: in questo momento la condizione di figlio unico può presentare il maggior numero di svantaggi, salvo in alcuni casi in cui essa è comunque vissuta con naturalezza. Gli svantaggi riguardano essenzialmente il fatto che in questo periodo la spinta centrifuga verso l’autonomia e l’individuazione dell’adolescente contrasta con la tendenza centripeta della famiglia, soprattutto laddove vi sia una madre eccessivamente protettiva che non riesca ad accettare i bisogni del figlio e che interpreti i tentativi di svincolo e di autonomia di quest’ultimo come una ferita personale.
Se inoltre la coppia affronta l’adolescenza del figlio nell’età di mezzo le cose si complicano ulteriormente, perché in presenza di un solo figlio la madre potrebbe sentirsi più vulnerabile e sola rispetto all’emancipazione di quest’ultimo, rischiando di scoraggiare il suo processo di crescita. Ancora per il figlio unico lo svantaggio maggiore a quest’età è quello di non avere la complicità dei fratelli e delle sorelle e di dover affrontare i genitori da solo per contrattare sulle regole o per ottenere permessi.
Infine il rischio maggiore consiste nel fatto che essendo presente solo un figlio i genitori riversino su di lui moltissime aspettative: questo comporta che egli sia più preoccupato di non deludere i genitori piuttosto che compiere autonomamente le proprie scelte e in casi più gravi che sviluppi un senso di inautenticità derivante dal dubbio costante che ciò che si è e che si fa non sia dettato dalle proprie decisioni quanto dall’acquiescenza più o meno consapevole alle pressioni più o meno esplicite dei genitori.
In età adulta infine avere dei fratelli o delle sorelle può essere prezioso perché in prospettiva dell’invecchiamento dei propri genitori consente di non restare soli a fronteggiare il prendersi cura di loro e, nella ineludibilità della loro scomparsa, di poter condividere il peso emotivo della loro perdita. E’ vero che nella vita molte strade possono dividersi e le circostanze possono portare ad incomprensioni e litigi anche tra chi condivide lo stesso sangue, a volte a causa di questioni patrimoniali, o per gelosie reciproche, ma nella maggior parte dei casi il legame fraterno è molto forte e porta al superamento di numerose difficoltà.
Per tutte le coppie indecise se regalare o meno un fratellino al proprio figlio il consiglio è quello di non scegliere in base alla paura che il bambino cresca viziato o che si senta solo, a meno che non sia il bambino stesso a desiderare un fratellino o una sorellina. Piuttosto è meglio domandarsi se si è realmente convinti di affrontare un nuovo investimento emotivo, materiale e fisico, senza sentirsi in colpa se si decide che non si è pronti per farlo
Isabella Ricci
TRATTO DAL SITO PIANETAMAMMA.IT
I benefici dell’allattamento materno
Quali sono i benefici dell’allattamento materno?
Per il neonato non c’è alimento migliore del latte materno. Secondo le linee guida della Società italiana di neonatologia, può essere l’unica fonte di nutrimento fino a 6 mesi, a meno che non si renda necessario introdurre integrazioni prima (4/5 mesi) in seguito alla valutazione dell’accrescimento del bambino e delle esigenze della madre. L’allattamento al seno, inoltre, può essere protratto anche dopo l’introduzione di cibi solidi fino al secondo anno di vita, o anche oltre, se la mamma e il bambino lo desiderano.
I benefici dell’allattamento materno sono molti, tanto per la madre quanto per il figlio.
Vantaggi per il bambino.
- Protegge contro le infezioni e rafforza il sistema immunitario, ciò vuol dire che i neonati allattati al seno sono meno esposti al rischio di sviluppare infezioni respiratorie, urinarie e gastrointestinali. Questo perché la mamma, attraverso il latte, passa al bambino i propri anticorpi e altri fattori protettivi.
- Fornisce una protezione contro le intolleranze alimentari.
- È facilmente digeribile e soddisfa le esigenze nutritive del piccolo. Il latte materno, infatti, ha una formula diversa nelle diverse fasi dell’accrescimento e anche durante la giornata. Al mattino, per esempio, cioè nel momento in cui il bambino ha maggiore bisogno di energie, è più grasso e ricco di proteine.
Vantaggi per la mamma.
- È un fattore protettivo contro alcuni tipi di tumore e, in particolare, contro il cancro al seno. Durante il periodo dell’allattamento, cioè, è molto improbabile che insorga una neoplasia mammaria; il rischio di questa malattia, inoltre, risulta ridotto anche dopo che si è smesso di allattare. Esiste, poi, una correlazione tra la durata dell’allattamento e la possibilità che si manifesti un cancro al seno; in pratica, più a lungo si allatta meno probabilità si hanno di andare incontro a questa patologia e il beneficio si “accumula” anche dopo le maternità successive, cioè se si allatta al seno più di un figlio.
- Secondo alcune indagini scientifiche, riduce il rischio cardiovascolare nelle donne in menopausa. Nel maggio 2009, sulla rivista medica Obstretics & Gynecology sono stati pubblicati i risultati di uno studio condotto a Pittsburgh dall’équipe della Dottoressa E. B. Schwarz. La ricerca aveva preso in considerazione circa 140.000 donne con età media di 63 anni che avevano avuto almeno un figlio e aveva studiato il loro rischio cardiovascolare, cioè la predisposizione ad andare incontro a patologie quali ipertensione, diabete, colesterolo alto, angina, infarto e altre malattie del cuore e dei vasi. Ebbene, il rischio cardiovascolare delle donne che avevano allattato per oltre 12 mesi risultava ridotto del 10-15%. Si era osservato un beneficio, seppur minore, anche nelle donne che lo avevano fatto per 7/12 mesi.
- Aiuta a tornare in forma dopo la gravidanza. Allattare al seno, infatti, richiede un dispendio energetico di circa 350/500 calorie al giorno. Vuol dire che una donna che allatta “brucia” quotidianamente 350/500 calorie in più rispetto a chi non lo fa.
Vantaggi per entrambi.
- L’allattamento al seno favorisce il legame tra madre e figlio, in virtù dello stretto contatto fisico, ma anche emotivo, che comporta.
- È pratico perché si può allattare ovunque e, anche in viaggio, non c’è bisogno di portarsi dietro biberon o altro.
Oltre a tutti questi vantaggi, infine, allattare al seno è ecologico ed economico.
Personalmente, per tutti questi motivi, ho scelto di allattare mia figlia e l’ho fatto per due anni. Però, proprio perché ho allattato così a lungo, sento di poter affermare che si tratta di una scelta molto personale. Ogni donna ha il sacrosanto diritto di decidere per sé, cioè di stabilire se e per quanto tempo nutrire il proprio figlio con il latte materno, senza sentirsi in colpa.
Io, per esempio, se avrò un altro figlio lo allatterò, ma non più così a lungo. Ho capito che per me (solo per me) la durata “ideale” dell’allattamento al seno è 12/15 mesi.
Margherita Russo
Redattrice e traduttrice specializzata in contenuti per la medicina
Redattrice e traduttrice specializzata in contenuti per la medicina
lunedì 23 gennaio 2012
videogiochi pro e contro
Spesso ci chiediamo se tutta quella televisione..tutti quei videogiochi e computer....facciano bene ai nostri bambini,
oggi ho letto un articolo dove si parlava dei i pro e dei contro sull' utilizzo dei videogiochi...certo ci sono tanti aspetti positivi..perchè si tratta non solo di videogiochi educativi insenso stretto, ma anche e soprattutto videogiochi di intrattenimento in commercio vengono utilizzati in vari ambiti:dalle lingue straniere alla letteratura, dalla matematica alla storia e alla geografia.
oggi ho letto un articolo dove si parlava dei i pro e dei contro sull' utilizzo dei videogiochi...certo ci sono tanti aspetti positivi..perchè si tratta non solo di videogiochi educativi insenso stretto, ma anche e soprattutto videogiochi di intrattenimento in commercio vengono utilizzati in vari ambiti:dalle lingue straniere alla letteratura, dalla matematica alla storia e alla geografia.
Gli insegnanti si aspettano che i videogiochi incrementino la motivazione degli studenti nell’apprendimento(27%), contribuiscano al raggiungimento di obiettivi educativi (24%), promuovano valori positivi (13%), migliorinole competenze sociali (come il lavoro di squadra) e intellettuali (11%).
Ma ci sono anche molti aspetti negativi come ..la comparsa frequente di emozioni quali rabbia, ansia e ostilità, il possibile aumento del battito cardiaco, della pressione sanguigna e della produzione dell’“ormone dello stress, l’aumento di pensieri aggressivi e della percezione di ostilità e minaccia da parte dell’esterno, fino all’aumento di comportamenti aggressivi.
Io da mamma credo che poi sia il genitore che debba intervenire,nel senso che bisogna dare in questi casi delle regole,dei tempi,,bisogna dare un equilibrio al bambino..questa è la mia opinione..e voi?qual'è la vostra opinione?parliamone :-)
mercoledì 18 gennaio 2012
Interpretare i disegni dei propri figli...Sono veramente solo scarabocchi?
Non so voi genitori...ma io avvolte rimango a guardare mio figlio mentre disegna e spesso mi domando se quello che disegna è veramente ciò che vuole esprimere o è solamente uno semplice disegno...bè...io stasera ho trovato questo articolo tratto dal sito http://www.genitoricrescono.com/.
L'ho trovato davvero molto interessante e quindi ho pensato subito di pubblicarlo nel mio blog per voi genitori..per interpretare ciò che i nostri bimbi vogliono esprimere!allora..non mi resta che augurarvi una buona lettura...
Volevamo sapere come si esprimono i bambini quando usano i colori invece delle parole, e così lo abbiamo chiesto a Mariaelena La Banca, mamma di Matteo, autrice del blog yummymummyematteo, e collaboratrice di http://www.pianetamamma.it in qualità di pedagogista. Mariaelena lavora infatti come coordinatrice delle attività didattiche nelle scuole e adora lavorare con i suoi bambini. Nel tempo libero ha trovato anche il tempo di scrivere un libro, uscito a giugno e già arrivato alla terza ristampa
101 giochi intelligenti e creativi da fare col tuo bambino da zero a cinque anni . Io, visto che l’autunno bussa alle porte in quel di Stoccolma, vado subito ad ordinarlo. Non sia mai riuscisse a farmi risollevare le sorti di qualche piovoso e buio weekend svedese, in attesa dei primi mesi del prossimo anno, quando ci sarà il lancio del secondo libro!
Ma ora vediamo come interpretare i disegni dei nostri bambini. Che io ho sempre avuto il sospetto che dietro quegli scarabocchi confusi che il Vikingo semina per casa, si nascondesse un non so che di profondo
Lo scorso anno, in uno degli asili in cui sono coordinatrice didattica, ho proposto alle insegnanti un corso di formazione speciale, che prevedeva delle ore di teoria ma anche mooooolte ore di pratica! Loro hanno accettato subito con entusiasmo e così, quando Serena mi ha proposto di scrivere questo guest post, ho pensato di riproporre le basi di quel corso: l’interpretazione dello scarabocchio e del disegno dei bambini da zero a 6 anni.
Ho sentito l’esigenza di dare alle maestre uno strumento diverso, oltre a quello dell’osservazione, per capire i bambini dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia, uno strumento che desse loro l’opportunità di una risposta immediata alle reali esigenze del bambino che non sa o che non riesce, ad esprimere le emozioni, i sentimenti, con le parole ma con un linguaggio non verbale: parla disegnando.
Così ho modificato i contenuti del corso (40 ore di teoria e altrettante in aula) in modo da dare a qualunque mamma la possibilità concreta di imparare ad ascoltare e a comprendere quei bisogni del bambino che non vengono espressi a parole ma che lasciano una traccia chiara sulla carta: nei disegni, nei colori, negli scarabocchi. Ciò è particolarmente valido per i bambini più piccoli, che non sapendo ancora esprimersi correttamente con le parole, comunicano assai più liberamente con la matita. Per i bambini il disegno è un modo spontaneo di esprimere se stessi: i segni lasciati dalla matita sul foglio mostrano aspetti del carattere dei piccoli che non traspaiono dai gesti e dalle parole, illuminandone così i significati più profondi. Per questo, saper “leggere” i loro disegni, fin dagli scarabocchi dei primissimi anni di vita, permette di capire più a fondo le loro esigenze e le loro paure. Ma cosa dobbiamo osservare?
Innanzitutto predisponiamo il materiale:
Matite colorate, pennarelli, fogli bianchi
Cerchiamo di non intervenire mentre il bimbo disegna, lasciamolo libero di esprimersi.
A questo proposito ho scritto un articolo su Arno Stern, l’ideatore del cloisier, potete trovarlo qui, sul mio blog: Con un pennello in mano non si impara.
Mettiamo i colori sul tavolo, devono essere ben visibili, non dentro un astuccio, poi chiediamo al bambino di fare un bel disegno.
RACCOMANDAZIONE IMPORTANTISSIMA: non “costringete” il bambino a disegnare se non ne ha voglia, è molto facile essere presi dall’entusiasmo per questa novità ma rispettiamo sempre e comunque le naturali inclinazioni dei nostri piccoli.
A questo punto possiamo cominciare:
Osserviamo bene qual è il punto di partenza.
Ogni parte del foglio rappresenta una emozione, un sentimento, uno stato d’animo,
ZONA SINISTRA:PASSATO
ZONA CENTRALE: PRESENTE
ZONA DESTRA: FUTURO
Cosa devo osservare?
Punto di partenza:
centrale: egocentrismo naturale del bambino
sinistra: bisogno di rimanere ancorato agli affetti familiari
destra: voglia di crescere
Margini: inibizione dei propri sentimenti
Prima dei 3 anni è normalissimo che il bimbo cominci a disegnare nella parte bassa del foglio perché è quella più vicina a lui!
Come occupa lo spazio?
Occupare tutto lo spazio: con un gesto tondo e ampio è espressione di un bambino estroverso
Spazi limitati: o delimitati volutamente con cornici e margini è espressione di un bimbo insicuro che non ama la confusione e si sente sicuro solo in famiglia.
Parte bassa del foglio: il bimbo ha sempre bisogno di rassicurazioni
Parte alta del foglio: il bimbo predilige la fantasia e la creatività
Parte centrale del foglio: si sente al centro dell’attenzione
Le forme
Linee curve: carattere aperto, socievole e comunicativo.
Linee spezzate: tensione, ipersensibilità, forte cambiamento.
Il carattere
Ogni bambino disegna in maniera diversa, vediamo la personalità di ciascuno:
Estroverso: il bimbo dal carattere estroverso si riconosce perché occupa tutto il foglio, con linee che vanno da una parte all’altra, ama i colori forti come il rosso
Introverso: privilegia le forme piccole, i colori delicati, e si concentra in un angolo del foglio
Sensibile: scarabocchia sfiorando appena il foglio scegliendo i colori tenui.
Temperamento
Il temperamento è ben visibile nei disegni:
Leader: i fogli non gli bastano mai, occupa tutto lo spazio e, spesso, anche il tavolo!!! La figura umana è disegnata in maniera ben marcata.
Il timido: disegna forme staccate, pressione leggera, molto attento a non sporcare, nel disegno della casa le abitazione saranno piccole e il tratto incerto.
L’insicuro: di solito le forme sono tonde ma tende a correggersi e a cancellarsi. Nella figura umana, spesso, mancano i piedi.
Il sognatore: il disegno è collocato nella parte alta del foglio, i disegni sono ricchi di particolari.
L’aggressivo: Tratto marcato, solchi e uso di colori forti, rappresentazione costante di mostri e animali feroci.
Il pigro: Disegna forme tonde, poco marcate, con tratto lento e molle.
Il dinamico: Finisce sempre per primo e i fogli non gli bastano mai!!!
L’egocentrico: disegna soprattutto nella parte centrale del foglio. La figura umana è disegnata accuratamente e occupa tutto il foglio.
I colori
Un altro importante punto di riferimento sono i colori scelti dal bambino:
Rosso: un bimbo che predilige il rosso è vitale ed esuberante, allegro, coraggioso e passionale. Non tollera di essere frenato in alcun modo. Se lo si frena potrebbe diventare iroso e astioso.
Giallo: energico, dinamico, libero, desideroso di apprendere e muoversi.
E’ alla ricerca dell’amicizia e, da grande, sarà portato ai lavori nel sociale. Ha bisogno di sentirsi al sicuro per potersi esprimere, va dunque elogiato quando fa qualcosa di positivo.
Verde: di solito, il bimbo che sceglie il verde è nervoso, ipersensibile ed emotivo, è molto impressionabile e ama la natura. Il bimbo lo sceglie perché il verde tende a calmare…
Blu: il bimbo è calmo e sereno. Gli piace giocare con gli altri ma anche da solo.
Viola: il bambino è stato “responsabilizzato” troppo presto. Ha paura di sbagliare e di ferire gli altri. Bisogna fare un passo indietro per seguire le sue tappe.
Marrone: Bambino serio e posato, va stimolato ad esprimersi perché tende a nascondere se stesso e, soprattutto i suoi bisogni.
Nero: il bimbo che disegna col nero è afflitto da una profonda insoddisfazione. È un colore di chiusura perché non si sente compreso e assecondato.
Grigio: bimbo che ha paura ad affrontare le difficoltà. Va compreso e aiutato a capire che, accanto a lui, c’è sempre qualcuno che può aiutarlo.
Rosa: denota una grande sensibilità, disponibile con tutti, questo bimbo sceglie compagni che non siano violenti e rumorosi.
Arancione: amato dai bambini aperti, loquaci, entusiasti di fronte alle nuove esperienze.
Turchese: tipico del bambino felice di dipendere da qualcuno, ama appoggi e incoraggiamento, e ha bisogno dell’appoggio degli altri accanto a lui. È sensibilissimo e riesce a cogliere tutte le sfumature di ciò che lo circonda.
tratto dal sito:http://genitoricrescono.com/interpretare-disegni-sono-veramente-solo-scarabocchi/
L'ho trovato davvero molto interessante e quindi ho pensato subito di pubblicarlo nel mio blog per voi genitori..per interpretare ciò che i nostri bimbi vogliono esprimere!allora..non mi resta che augurarvi una buona lettura...
Volevamo sapere come si esprimono i bambini quando usano i colori invece delle parole, e così lo abbiamo chiesto a Mariaelena La Banca, mamma di Matteo, autrice del blog yummymummyematteo, e collaboratrice di http://www.pianetamamma.it in qualità di pedagogista. Mariaelena lavora infatti come coordinatrice delle attività didattiche nelle scuole e adora lavorare con i suoi bambini. Nel tempo libero ha trovato anche il tempo di scrivere un libro, uscito a giugno e già arrivato alla terza ristampa
101 giochi intelligenti e creativi da fare col tuo bambino da zero a cinque anni . Io, visto che l’autunno bussa alle porte in quel di Stoccolma, vado subito ad ordinarlo. Non sia mai riuscisse a farmi risollevare le sorti di qualche piovoso e buio weekend svedese, in attesa dei primi mesi del prossimo anno, quando ci sarà il lancio del secondo libro!
Ma ora vediamo come interpretare i disegni dei nostri bambini. Che io ho sempre avuto il sospetto che dietro quegli scarabocchi confusi che il Vikingo semina per casa, si nascondesse un non so che di profondo
Lo scorso anno, in uno degli asili in cui sono coordinatrice didattica, ho proposto alle insegnanti un corso di formazione speciale, che prevedeva delle ore di teoria ma anche mooooolte ore di pratica! Loro hanno accettato subito con entusiasmo e così, quando Serena mi ha proposto di scrivere questo guest post, ho pensato di riproporre le basi di quel corso: l’interpretazione dello scarabocchio e del disegno dei bambini da zero a 6 anni.
Ho sentito l’esigenza di dare alle maestre uno strumento diverso, oltre a quello dell’osservazione, per capire i bambini dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia, uno strumento che desse loro l’opportunità di una risposta immediata alle reali esigenze del bambino che non sa o che non riesce, ad esprimere le emozioni, i sentimenti, con le parole ma con un linguaggio non verbale: parla disegnando.
Così ho modificato i contenuti del corso (40 ore di teoria e altrettante in aula) in modo da dare a qualunque mamma la possibilità concreta di imparare ad ascoltare e a comprendere quei bisogni del bambino che non vengono espressi a parole ma che lasciano una traccia chiara sulla carta: nei disegni, nei colori, negli scarabocchi. Ciò è particolarmente valido per i bambini più piccoli, che non sapendo ancora esprimersi correttamente con le parole, comunicano assai più liberamente con la matita. Per i bambini il disegno è un modo spontaneo di esprimere se stessi: i segni lasciati dalla matita sul foglio mostrano aspetti del carattere dei piccoli che non traspaiono dai gesti e dalle parole, illuminandone così i significati più profondi. Per questo, saper “leggere” i loro disegni, fin dagli scarabocchi dei primissimi anni di vita, permette di capire più a fondo le loro esigenze e le loro paure. Ma cosa dobbiamo osservare?
Innanzitutto predisponiamo il materiale:
Matite colorate, pennarelli, fogli bianchi
Cerchiamo di non intervenire mentre il bimbo disegna, lasciamolo libero di esprimersi.
A questo proposito ho scritto un articolo su Arno Stern, l’ideatore del cloisier, potete trovarlo qui, sul mio blog: Con un pennello in mano non si impara.
Mettiamo i colori sul tavolo, devono essere ben visibili, non dentro un astuccio, poi chiediamo al bambino di fare un bel disegno.
RACCOMANDAZIONE IMPORTANTISSIMA: non “costringete” il bambino a disegnare se non ne ha voglia, è molto facile essere presi dall’entusiasmo per questa novità ma rispettiamo sempre e comunque le naturali inclinazioni dei nostri piccoli.
A questo punto possiamo cominciare:
Osserviamo bene qual è il punto di partenza.
Ogni parte del foglio rappresenta una emozione, un sentimento, uno stato d’animo,
ZONA SINISTRA:PASSATO
ZONA CENTRALE: PRESENTE
ZONA DESTRA: FUTURO
Cosa devo osservare?
Punto di partenza:
centrale: egocentrismo naturale del bambino
sinistra: bisogno di rimanere ancorato agli affetti familiari
destra: voglia di crescere
Margini: inibizione dei propri sentimenti
Prima dei 3 anni è normalissimo che il bimbo cominci a disegnare nella parte bassa del foglio perché è quella più vicina a lui!
Come occupa lo spazio?
Occupare tutto lo spazio: con un gesto tondo e ampio è espressione di un bambino estroverso
Spazi limitati: o delimitati volutamente con cornici e margini è espressione di un bimbo insicuro che non ama la confusione e si sente sicuro solo in famiglia.
Parte bassa del foglio: il bimbo ha sempre bisogno di rassicurazioni
Parte alta del foglio: il bimbo predilige la fantasia e la creatività
Parte centrale del foglio: si sente al centro dell’attenzione
Le forme
Linee curve: carattere aperto, socievole e comunicativo.
Linee spezzate: tensione, ipersensibilità, forte cambiamento.
Il carattere
Ogni bambino disegna in maniera diversa, vediamo la personalità di ciascuno:
Estroverso: il bimbo dal carattere estroverso si riconosce perché occupa tutto il foglio, con linee che vanno da una parte all’altra, ama i colori forti come il rosso
Introverso: privilegia le forme piccole, i colori delicati, e si concentra in un angolo del foglio
Sensibile: scarabocchia sfiorando appena il foglio scegliendo i colori tenui.
Temperamento
Il temperamento è ben visibile nei disegni:
Leader: i fogli non gli bastano mai, occupa tutto lo spazio e, spesso, anche il tavolo!!! La figura umana è disegnata in maniera ben marcata.
Il timido: disegna forme staccate, pressione leggera, molto attento a non sporcare, nel disegno della casa le abitazione saranno piccole e il tratto incerto.
L’insicuro: di solito le forme sono tonde ma tende a correggersi e a cancellarsi. Nella figura umana, spesso, mancano i piedi.
Il sognatore: il disegno è collocato nella parte alta del foglio, i disegni sono ricchi di particolari.
L’aggressivo: Tratto marcato, solchi e uso di colori forti, rappresentazione costante di mostri e animali feroci.
Il pigro: Disegna forme tonde, poco marcate, con tratto lento e molle.
Il dinamico: Finisce sempre per primo e i fogli non gli bastano mai!!!
L’egocentrico: disegna soprattutto nella parte centrale del foglio. La figura umana è disegnata accuratamente e occupa tutto il foglio.
I colori
Un altro importante punto di riferimento sono i colori scelti dal bambino:
Rosso: un bimbo che predilige il rosso è vitale ed esuberante, allegro, coraggioso e passionale. Non tollera di essere frenato in alcun modo. Se lo si frena potrebbe diventare iroso e astioso.
Giallo: energico, dinamico, libero, desideroso di apprendere e muoversi.
E’ alla ricerca dell’amicizia e, da grande, sarà portato ai lavori nel sociale. Ha bisogno di sentirsi al sicuro per potersi esprimere, va dunque elogiato quando fa qualcosa di positivo.
Verde: di solito, il bimbo che sceglie il verde è nervoso, ipersensibile ed emotivo, è molto impressionabile e ama la natura. Il bimbo lo sceglie perché il verde tende a calmare…
Blu: il bimbo è calmo e sereno. Gli piace giocare con gli altri ma anche da solo.
Viola: il bambino è stato “responsabilizzato” troppo presto. Ha paura di sbagliare e di ferire gli altri. Bisogna fare un passo indietro per seguire le sue tappe.
Marrone: Bambino serio e posato, va stimolato ad esprimersi perché tende a nascondere se stesso e, soprattutto i suoi bisogni.
Nero: il bimbo che disegna col nero è afflitto da una profonda insoddisfazione. È un colore di chiusura perché non si sente compreso e assecondato.
Grigio: bimbo che ha paura ad affrontare le difficoltà. Va compreso e aiutato a capire che, accanto a lui, c’è sempre qualcuno che può aiutarlo.
Rosa: denota una grande sensibilità, disponibile con tutti, questo bimbo sceglie compagni che non siano violenti e rumorosi.
Arancione: amato dai bambini aperti, loquaci, entusiasti di fronte alle nuove esperienze.
Turchese: tipico del bambino felice di dipendere da qualcuno, ama appoggi e incoraggiamento, e ha bisogno dell’appoggio degli altri accanto a lui. È sensibilissimo e riesce a cogliere tutte le sfumature di ciò che lo circonda.
Ora dovremmo avere un quadro chiaro della situazione!
Ci sono moltissimi libri che parlano di questo argomento per chi volesse approfondire.
Quelli che preferisco per semplicità e linearità sono quelli scritti da Evi Crotti.
Per i bimbi più grandicelli ci sono vari test da fare: c’è quello sulla figura umana, il test sulla casa e quello sull’albero che ci aiutano a capire come il bimbo veda se stesso, il legame con la famiglia e quello con la mamma.
Ma ora corriamo a far scarabocchiare i nostri cuccioli e vediamo cosa vogliono comunicarci con i loro disegni.
Il mio Matteo preferisce il marrone e l’arancione, i fogli sembrano non bastargli mai, riempie tutti gli spazi e colora dal basso verso l’alto…è proprio un furfantello!!!
Ci sono moltissimi libri che parlano di questo argomento per chi volesse approfondire.
Quelli che preferisco per semplicità e linearità sono quelli scritti da Evi Crotti.
Per i bimbi più grandicelli ci sono vari test da fare: c’è quello sulla figura umana, il test sulla casa e quello sull’albero che ci aiutano a capire come il bimbo veda se stesso, il legame con la famiglia e quello con la mamma.
Ma ora corriamo a far scarabocchiare i nostri cuccioli e vediamo cosa vogliono comunicarci con i loro disegni.
Il mio Matteo preferisce il marrone e l’arancione, i fogli sembrano non bastargli mai, riempie tutti gli spazi e colora dal basso verso l’alto…è proprio un furfantello!!!
Avete anche voi voglia di fare subito una prova e osservare vostro figlio disegnare? Se volete condividere i capolavori dei vostri piccoli artisti con noi, fatelo sulla nostra pagina su facebook. Ci faremo senz’altro un bel po’ di risate insieme!
Bambini e natura
I bambini manifestano un grandissimo interesse per la natura e per la vita all’aria aperta
La natura, affascinante e misteriosa, permette ai bambini di non annoiarsi, in quanto offre loro delle ottime esperienze sensoriali, proprio ciò di cui hanno bisogno per imparare e crescere.Per i bambini è infatti molto importante essere sempre indaffarati, non dimentichiamo che il loro più importante desiderio è quello di imparare, ma è inutile ingegnarsi a proporre tante attività “artificiali”: i bambini amano il mondo “reale” e le occupazioni “reali”.
Allora è bellissimo aiutare la mamma e il papà a sbrigare le loro faccende domestiche ma è altrettanto bello scoprire il mondo, attraverso una bella passeggiata in un bosco o una corsa in un prato.
Spesso i genitori si preoccupano di portare i bambini al parco giochi, dimenticandosi che ai bambini piacerebbe sicuramente di più poter esplorare la natura reale, osservarla, conoscerla, scoprire i cambiamenti che avvengono col passare dei mesi, il ripetersi delle stagioni, i meravigliosi tesori che la natura offre: le foglie d’oro in autunno, il ghiaccio brillante in inverno, i boccioli in fiore in primavera, la brezza che accarezza le chiome degli alberi in estate, le forti cortecce che nascondono tanti insetti colorati, un bastoncino di legno che come una barchetta viene trasportato dalla corrente del ruscello.
Il bambino, fino ad almeno 14 anni, dovrebbe ricevere il giusto nutrimento affettivo, esperienziale e spirituale, attraverso l’immaginazione, l’osservazione, la bellezza, il rispetto: i bambini devono ricevere calore, il calore del legno, della terra, del sole, del contatto, delle fiabe.
I bambini di oggi, al contrario, vivono nella freddezza: la freddezza delle cose materiali, della plastica, della televisione, dei computer.
Il contatto con la natura procura al bambino un grande calore, una bellissima esperienza sensoriale, un grande amore per la scoperta e per il bello e, se ben indirizzato, una incredibile ispirazione artistica e immaginativa.
Attraverso l’esplorazione di un bosco possiamo prendere spunto per moltissime storie fantastiche e avventurose, possiamo spiegare al bimbo come funziona il mondo, possiamo insegnargli l’importanza di agire in modo corretto, l’amicizia, la collaborazione, il perdono, la pazienza.
Facciamo in modo che i nostri bambini possano provare il più possibile queste emozioni, perché il mondo, nelle loro mani, diventi davvero un mondo nuovo.
Articolo tratto dal sito: www.bimbonaturale.org
L'IMPORTANZA DELLA MUSICA NELLA VITA DEI BAMBINI
l pianto del bambino, i suoi primi vocalizzi, il suo riconoscere le voci più familiari, quelle che sentiva dalla pancia della mamma, oppure il battito cardiaco della mamma: tutto questo fa capire che ogni essere umano ha un senso innato del ritmo ed una propria musicalità.
Secondo un´indagine commissionata da Disney Interactive sul rapporto tra la musica ed il processo formativo dei bambini, è risultato che la musica è indispensabile per lo sviluppo della fantasia e della creatività dei bambini ed, essendo un linguaggio universale, pare rappresenti uno strumento insostituibile per sviluppare nei più piccoli l´apertura nei confronti di una società sempre più multirazziale.
Dovremmo quindi imparare ad avvicinare i nostri figli all´ascolto delle sette note già dai primi mesi di vita grazie a filastrocche, ninne nanne o canzoncine.
Ogni futura mamma parla al suo bambino mentre è ancora nella pancia, raccontando cosa succede, cantandogli delle canzoni ed ogni mamma ha istintivamente un “linguaggio personale” con il proprio piccolo; ogni momento dell´infanzia ha i suoi mezzi per ascoltare e produrre musica, ma spesso non ci facciamo caso o peggio tendiamo a reprimere le attività esplorative svolte con cucchiai, pentole e forchette.
Non valorizziamo abbastanza gli aspetti sonori dei paesaggi che ci circondano, cantiamo sempre meno ninne nanne, raccontiamo poche fiabe perché le offriamo confezionate e pronte per l´uso in CD, anche senza la nostra azione diretta.
Spiega Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dello Sviluppo all´Università La Sapienza di Roma – “Il valore della ninna nanna, in particolare, si è affermato nei secoli proprio perché la persona che canta, la mamma, il papà, la tata, creano per i bambini i presupposti per la comunicazione. I bebé, pur non riconoscendo le parole, hanno sensibilità alla voce umana: colgono la musicalità della lingua e solo crescendo comprendono il significato dei vari termini”.
Oltre alla ninna nanna, anche l´ascolto di buona musica ha effetti positivi nella formazione e nella crescita dei bambini. “L´intelligenza musicale – riprende Anna Oliverio Ferraris – è la più precoce a svilupparsi e resta per tutta la vita”.
Sarebbe utile ripetere in modo rituale brani musicali più volte durante il giorno o la settimana per imparare ad aspettarsi un evento (per es. decidere quale sarà la musica che precede la nanna o la pappa).
Esiste una pubblicazione (edita dalla Città di Torino, in collaborazione con l’Associazione Sistema Musica e il Museo Luzzati) che si chiama MusicaTondo e che offre ai genitori consigli pratici per accompagnare i piccoli alla scoperta dei suoni, facendo maturare in loro uno speciale legame con la musica.
Questo libro, dedicato ai genitori di bambini compresi nella fascia d’età 0 – 6 anni e agli operatori del settore della prima infanzia, è in distribuzione gratuita ed è diviso in tre sezioni che vogliono rappresentare tre livelli di lettura.
Il primo, dal titolo Fare, suggerisce condotte musicali da impiegare nella relazione tra bambino e genitori, familiari, educatori: possono essere giochi vocali o corporei, pratiche di osservazione da precisi punti di vista, racconti o canzoni.
Il secondo livello, Ascoltare, suggerisce brani di musica classica e contemporanea da ascoltare durante la gravidanza, brani di approccio alla pappa o per favorire la nanna.
Il terzo livello, Sapere, contiene i fondamenti teorici e metodologici che ispirano i suggerimenti del Fare e dell´Ascoltare, ed è riservato a chi desidera approfondire le ragioni per cui si propongono quelle precise attività e ascolti.
Anche la televisione aiuta il bambino a conoscere la musica, infatti, nonostante non ami far guardare troppa televisione alla mia bambina, ho scoperto una serie di cartoni animati della Disney che si chiama “Little Einstein” e che ha come protagonisti quattro bambini tra i 4 e i 6 anni (di etnie differenti) uniti da un grande amore per la musica: tra loro c´è chi dirige, chi balla, chi canta e chi suona.
In ogni puntata i quattro bimbi partono per una missione a bordo di un’astronave musicale chiamata Rocket, alla scoperta di un mondo ricco di musica classica, opere d´arte e bellezze naturali, vivendo ogni volta esperienze indimenticabili.
Aggiungendo un testo semplice – che riprende l’avventura del giorno – alla musica dei brani classici, gli stessi pezzi diventano orecchiabili e facili da ricordare per i bambini, che si ritrovano a cantare per la casa, senza rendersene conto, sinfonie di noti compositori che di solito vengono ringraziati dai bimbi all’inizio ed alla fine di ogni cartone animato.
Aiutiamo, quindi, care mamme e cari papà i nostri bambini ad approcciare la musica, magari anche solo insegnando loro delle vecchie canzoncine o ripetendo con loro quelle che hanno imparato all’asilo, così trascorreremo insieme ai nostri figli parte del nostro tempo libero in modo piacevole e diverso dal solito.
Pubblicato dal sito unamamma.it
IL DECALOGO DELLE TATE
oggi sul sito molto carino di S.O.S TATA ho trovato delle regole molto efficaci da far seguire non solo ai bambini ma ha tutta la famiglia per vivere in modo sereno...leggete..e poi fatemi sapere la vostra opinione!:-)
Sezione: I Consigli delle Tate
1) STABILIRE LE REGOLE E FARLE RISPETTARE
(troppa libertà non sempre è felicità!)
2) RISPETTARSI RECIPROCAMENTE
(Senza il rispetto, è tutto un dispetto!)
3) PROGRAMMARE I TEMPI DELLA GIORNATA
(Essere in orario è straordinario)
4) RISPETTARE I PROPRI SPAZI E QUELLI DI CASA
(A ciascuno il suo e un po’ per tutti)
5) URLARE NON SERVE MAI
(Anche l’orecchio vuole la sua parte)
6) COMUNICARE CON SINCERITA’
(Le bugie hanno le gambe corte e i musi lunghi…)
7) ESSERE COMPLICI NELL’EDUCAZIONE DEI FIGLI
(E’ il vostro bellissimo progetto di vita)
8 ) NON ALZARE LE MANI: SERVONO PER MILIONI DI ALTRE MAGNIFICHE COSE…
(Gioco di mani, gioco da villani)
9) MANGIARE E’ SEMPRE UN RITO IMPORTANTE
(Intorno al tavolo in compagnia, è il segreto per l’allegria!)
10) TROVARE OGNI GIORNO ALMENO 10 MINUTI DI TEMPO DI QUALITA’ PER STARE CON OGNI BAMBINO
(Fai venir fuori il bambino che c’è in te… e il gioco è fatto!)
(pubblicato e preso dal sito http://www.sostata.tv/il-decalogo-delle-tate/)
(troppa libertà non sempre è felicità!)
2) RISPETTARSI RECIPROCAMENTE
(Senza il rispetto, è tutto un dispetto!)
3) PROGRAMMARE I TEMPI DELLA GIORNATA
(Essere in orario è straordinario)
4) RISPETTARE I PROPRI SPAZI E QUELLI DI CASA
(A ciascuno il suo e un po’ per tutti)
5) URLARE NON SERVE MAI
(Anche l’orecchio vuole la sua parte)
6) COMUNICARE CON SINCERITA’
(Le bugie hanno le gambe corte e i musi lunghi…)
7) ESSERE COMPLICI NELL’EDUCAZIONE DEI FIGLI
(E’ il vostro bellissimo progetto di vita)
8 ) NON ALZARE LE MANI: SERVONO PER MILIONI DI ALTRE MAGNIFICHE COSE…
(Gioco di mani, gioco da villani)
9) MANGIARE E’ SEMPRE UN RITO IMPORTANTE
(Intorno al tavolo in compagnia, è il segreto per l’allegria!)
10) TROVARE OGNI GIORNO ALMENO 10 MINUTI DI TEMPO DI QUALITA’ PER STARE CON OGNI BAMBINO
(Fai venir fuori il bambino che c’è in te… e il gioco è fatto!)
(pubblicato e preso dal sito http://www.sostata.tv/il-decalogo-delle-tate/)
Figli: Rapporto di coppia e rispetto per se stessi
Rapporto di coppia ed educazione dei figli
Il rapporto di coppia: prima di essere mamma e papa', si e' marito e moglie oppure compagni, ed il modo di stare insieme delle due persone, il loro rapporto, il modo di comunicare, di voler bene all'altro e a se stessi, di vivere ed affrontare i problemi legati alla coppia, incide profondamente su come si cresceranno poi i propri figli.
A volte capita che problemi che nella coppia sono rimasti irrisolti perche' nella vita a due gli si e' dato poca importanza, vengano alla luce nel momento che si ha un figlio, proprio quando si e' meno preparati ad affrontarli, e cio' puo' determinare momenti di crisi che si ripercuotono inevitabilmente sul bambino.
Una coppia matura invece, coglie il momento per appianare conflitti che non erano stati affrontati, collaborando e migliorando il proprio modo di vivere la relazione.
Rispetto per se stessi ed educazione dei figli
Non tutti purtroppo crescono il figlio in due, spesso succede che un genitore rimanga solo perche' la coppia si divide, importante e' comunque:
Il rispetto per se stessi: educare un figlio significa insegnargli a vivere, vuol dire anche renderlo in grado di operare le scelte migliori, di vivere serenamente e ad un certo punto di farcela da solo.
Difficile pensare di riuscire in un compito cosi' importante se non si ha per primi la capacita' di risolvere i propri problemi, di vivere la vita in maniera piacevole, rispettando gli altri e se stessi.
Un genitore infelice facilmente trasmettera' infelicita', un genitore felice trasmettera' gioia di vivere.
articolo tratto dal sito http://www.psicocitta.it/crescita-personale/educazione-dei-figli/rapporto-di-coppia.php
articolo tratto dal sito http://www.psicocitta.it/crescita-personale/educazione-dei-figli/rapporto-di-coppia.php
EDUCAZIONE DEI FIGLI
Educazione dei figli e rapporto di coppia
L'educazione dei figli e' un argomento vasto e importante, molti genitori infatti si trovano nella condizione di pensare di aver fatto tutto il possibile per dare una buona educazione ai propri figli e non riescono a capire cosa sia andato storto, quale possa essere stato l'errore....Non e' semplice in poche righe definire quali siano le migliori regole per una buona educazione, ed ogni caso va visto a se'.
E' bene pero' sottolineare che ci sono alcuni aspetti che sono di particolare importanza e che secondo alcuni autori stanno alla base di una buona educazione e sono:
Perche' a volte il rapporto con i propri figli e' cosi' difficile?
Il compito del genitore non e' cosa per nulla facile, soprattutto quando entrambi lavorano o ancor di piu' se si e' soli a doverli crescere.Alcune cause dei problemi nel rapporto con i figli sono:
Regole sull'Educazione dei figli
Ci sono comunque alcune regole che, come dicevamo prima, secondo alcuni studiosi sono una buona base per l'educazione dei propri figli, e che, anche se riduttivo, possiamo riassumere brevemente:Dare regole coerenti
Non fare promesse che non si e' in grado di mantenere
Saper ascoltare
Non usare violenza
Dare affetto
Non ordinare ma "guidare"
Non rinfacciare mai le sue debolezze
Proibire solo cio' che effettivamente il figlio non puo' fare
Non rivolgersi a lui come persona, ma a quello che fa
Dialogare
martedì 17 gennaio 2012
IL BAMBINO E LA TELEVISIONE
QUANTA TELEVISIONE FACCIAMO GUARDARE AI NOSTRI BIMBI?DIAMOA LORO DEI TEMPI?DELLE REGOLE?QUANTO INFLUISCE GUARDARE TROPPA TELEVISIONE?...ECCO ALCUNE INDICAZIONI PER UN USO CORRETTO DELLA TELEVISIONE
La televisione pervade la vita dei soggetti in età evolutiva nei paesi industrializzati e sempre più anche nei paesi in via di sviluppo. Il bambino è spesso, fin dai primi anni, un grande consumatore di programmi televisivi (bambino televisivo): in Italia l'esposizione media dei bambini alla TV è di 2 ore e quaranta minuti al giorno.
Se da un lato il mezzo televisivo produce effetti positivi (per quanto riguarda l'apprendimento, la cultura, la socializzazione…), dall'altro può causare problematiche sia di tipo psicosociale, sia di tipo sociosanitario, che di tipo più strettamente medico.
Pertanto si impone da parte dei pediatri, quali tutori dell'infanzia, un intervento sia per rendere consapevoli genitori ed educatori dell'influenza della televisione nell'età evolutiva, sia per organizzare campagne di informazione ad ampio raggio e intervenire, ai vari livelli politici e legislativi.
I 15 suggerimenti che seguono sono rivolti ai genitori e a tutti coloro che sono a contatto con il "pianeta bambino". Essi non hanno lo scopo di distruggere la televisione, ma di restituirle il suo vero ruolo: quello di un utile strumento di cultura, di aggiornamento e di svago a disposizione di tutti.
Consigli di questo genere, sintetizzati nei punti principali, potrebbero essere affissi nelle sale di attesa degli ambulatori dei pediatri e servire come momento di educazione sanitaria per i genitori. La versione più estesa, invece potrebbe essere consegnata dal pediatra stesso, con qualche commento e eventuali chiarimenti per rafforzare ulteriormente il messaggio educativo.
Sicuramente è necessario evitare di far vedere film dell'orrore e trasmissioni con scene di violenza; se occorre, anche gli adulti dovrebbero rinunciare a vederli.
Inoltre commentare insieme i programmi può essere una piacevole occasione di incontro per la famiglia! Attenzione! Non si tratta di spiegare i programmi, ma di interpretarli manifestando reazioni anche emotive e commentando i fatti presentati in modo diverso se sono reali o finzione.
Inoltre, nel proibire privando si rendono i programmi ancora più desiderabili, mentre lo scopo educativo dovrebbe essere quello di insegnare un uso della televisione libero e volontario, e fare in modo che venga utilizzata per scelta e non per bisogno.
La TV al mattino presto ruba tempo e attenzione alla scuola. Può accadere che i bambini si alzino prima del necessario per vedere la TV o vadano a scuola in ritardo per non perdere una parte della trasmissione e quindi vi arrivino stanchi e poco motivati.
Dividersi fra teleschermo e studio passando continuamente da un centro di interesse all'altro, può far diminuire l'attenzione e la concentrazione su un unico argomento.
Saltare da una trasmissione all'altra causa una comprensione parziale (che fa cogliere solo i messaggi più semplici) e una attenzione breve e superficiale; da sottolineare inoltre che il bambino potrebbe trovare programmi non adatti a lui.
In vacanza è opportuno rinunciare alla TV, prendendo in tal modo coscienza che la televisione non è indispensabile e che la teledipendenza deriva più dalle circostanze esterne che dalla sua forza.
Controllare che la distanza del bambino dall'apparecchio televisivo sia di almeno 3 metri.
Verificare che:
La televisione pervade la vita dei soggetti in età evolutiva nei paesi industrializzati e sempre più anche nei paesi in via di sviluppo. Il bambino è spesso, fin dai primi anni, un grande consumatore di programmi televisivi (bambino televisivo): in Italia l'esposizione media dei bambini alla TV è di 2 ore e quaranta minuti al giorno.
Se da un lato il mezzo televisivo produce effetti positivi (per quanto riguarda l'apprendimento, la cultura, la socializzazione…), dall'altro può causare problematiche sia di tipo psicosociale, sia di tipo sociosanitario, che di tipo più strettamente medico.
Pertanto si impone da parte dei pediatri, quali tutori dell'infanzia, un intervento sia per rendere consapevoli genitori ed educatori dell'influenza della televisione nell'età evolutiva, sia per organizzare campagne di informazione ad ampio raggio e intervenire, ai vari livelli politici e legislativi.
I 15 suggerimenti che seguono sono rivolti ai genitori e a tutti coloro che sono a contatto con il "pianeta bambino". Essi non hanno lo scopo di distruggere la televisione, ma di restituirle il suo vero ruolo: quello di un utile strumento di cultura, di aggiornamento e di svago a disposizione di tutti.
Consigli di questo genere, sintetizzati nei punti principali, potrebbero essere affissi nelle sale di attesa degli ambulatori dei pediatri e servire come momento di educazione sanitaria per i genitori. La versione più estesa, invece potrebbe essere consegnata dal pediatra stesso, con qualche commento e eventuali chiarimenti per rafforzare ulteriormente il messaggio educativo.
1. Proporre ai bambini i programmi più adatti a loro.
Non è necessario suggerire soltanto trasmissioni serie e istruttive, ma consigliare anche quelle più belle, interessanti e adatte alla loro età. Per esempio esistono cartoni animati a ritmi lenti, con pochi personaggi e vicende semplici che sono più vicini alla psicologia e al linguaggio del bambino.Sicuramente è necessario evitare di far vedere film dell'orrore e trasmissioni con scene di violenza; se occorre, anche gli adulti dovrebbero rinunciare a vederli.
2. Guardare la televisione insieme ai bambini.
È un modo per dare ai propri figli una chiave di interpretazione per capire ciò che appare sul teleschermo; si aiutano così i bambini ad avere un atteggiamento più attivo di fronte all'immagine, alle emozioni e ai messaggi televisivi.Inoltre commentare insieme i programmi può essere una piacevole occasione di incontro per la famiglia! Attenzione! Non si tratta di spiegare i programmi, ma di interpretarli manifestando reazioni anche emotive e commentando i fatti presentati in modo diverso se sono reali o finzione.
3. Non utilizzare la televisione come castigo o premio.
In caso contrario, le viene attribuito un valore morale che non ha.Inoltre, nel proibire privando si rendono i programmi ancora più desiderabili, mentre lo scopo educativo dovrebbe essere quello di insegnare un uso della televisione libero e volontario, e fare in modo che venga utilizzata per scelta e non per bisogno.
4. Non usare la tv come baby-sitter.
Una utilizzazione di questo tipo, anche se comoda e economica, può in seguito diventare incontrollabile. Oltre a questo, il bambino spesso tende, se lasciato a se stesso, a consumare cibi e bevande dolci davanti alla televisione.5. Stabilire insieme ai bambini il tempo da dedicare alla tv.
La quantità consentita è di circa un'ora e mezzo al giorno (anche non costante) durante il periodo scolastico e di circa 2 ore durante le vacanze o i fine-settimana. Inoltre si può cercare di definire le fasce orarie più adatte.6. Evitare che i bambini guardino la tv prima di andare a scuola.
È necessario salvaguardare il sonno dei figli e il momento della prima colazione insieme ai genitori.La TV al mattino presto ruba tempo e attenzione alla scuola. Può accadere che i bambini si alzino prima del necessario per vedere la TV o vadano a scuola in ritardo per non perdere una parte della trasmissione e quindi vi arrivino stanchi e poco motivati.
7. Evitare che i bambini guardino la tv fino al momento di andare a letto.
Devono essere essenzialmente proibiti i programmi emozionanti. Così se i bambini avranno qualche momento di calma prima di andare a dormire, riposeranno più tranquillamente; è ovvio che ci sono le dovute eccezioni, come ad esempio, la trasmissione di programmi rivolti specificatamente al pubblico infantile.8. Tenere la tv spenta durante le ore dei pasti e dei compiti.
La colazione, il pranzo e la cena sono spesso i momenti in cui i genitori si ritrovano di più con i figli e la TV può sottrarre questo spazio al dialogo all'interno della famiglia.Dividersi fra teleschermo e studio passando continuamente da un centro di interesse all'altro, può far diminuire l'attenzione e la concentrazione su un unico argomento.
9. Non lasciare in mano al bambino il telecomando.
Lo zapping ha dei gravi difetti, perché in genere permette di tralasciare descrizioni, dialoghi, ragionamenti, privilegiando quasi esclusivamente l'azione.Saltare da una trasmissione all'altra causa una comprensione parziale (che fa cogliere solo i messaggi più semplici) e una attenzione breve e superficiale; da sottolineare inoltre che il bambino potrebbe trovare programmi non adatti a lui.
10. Non collocare il televisore nella camera dei bambini.
La TV va controllata e regolamentata dagli adulti: in caso contrario si perde il controllo su ciò che il bambino vede e per quanto tempo rimane davanti al teleschermo. Inoltre c'è il pericolo di allontanare i figli dai genitori, rinunciando ad una occasione di dialogo con loro.11. Usare spesso il videoregistratore.
Ciò consente di creare una videoteca e di valutare i programmi televisivi prima di proporli al bambino. Si può decidere l'ora e il tempo più opportuni per seguire una trasmissione registrata in precedenza.12. Cercare valide alternative rispetto alla televisione.
Promuovere la lettura, la partecipazione ad attività sportive, ad incontri con gli amici…In vacanza è opportuno rinunciare alla TV, prendendo in tal modo coscienza che la televisione non è indispensabile e che la teledipendenza deriva più dalle circostanze esterne che dalla sua forza.
13. Disporre di libri adatti a sviluppare gli interessi prodotti dalle trasmissioni televisive.
Televisione e libri costituiscono mezzi di informazione complementari che vanno impiegati uno a fianco dell'altro e, in questo senso, la scuola e la biblioteca, insieme alla famiglia, rivestono una grande importanza.14. Prestare attenzione alle "condizioni" della visione e dell'ascolto.
Evitare che il bambino assuma posture scorrette mentre guarda la TV (ad esempio sdraiato per terra o sul letto, in posizione prona con il mento sorretto dalle mani);Controllare che la distanza del bambino dall'apparecchio televisivo sia di almeno 3 metri.
Verificare che:
- la posizione dell'apparecchio sia centrale rispetto a chi guarda;
- l'immagine sia poco contrastata (contrasto e luminosità delle immagini non alla massima intensità);
- la stanza non sia completamente buia (presenza di luce dietro e sopra il televisore);
- non ci siano riflessi sullo schermo;
- il volume del suono non sia troppo intenso (entro 70 dB).
15. Controllare la qualità e la quantità degli alimenti assunti davanti alla televisione.
Evitare in particolare il consumo esagerato di alimenti e bevande dolci.a cura di: Dott. Massimo Generoso (pediatra)
articolo tratto dal sito http://www.mammaepapa.it/psicologia/p.asp?nfile=bambino_e_televisione
Il ruolo dei nonni nello sviluppo educativo dei bambini
Oggi voglio parlare del ruolo dei nonni...un tema di grande importanza!
L’importanza dei nonni per i bambini è assoluta.
Il tenero rapporto di complicità che si crea tra nonni e nipoti è così bello che, quando possibile, non deve mancare ai piccoli. Questa dolce relazione risulterà indimenticabile nel tempo e verrà ricordata in epoca adulta con molta nostalgia.
Guardate cos'ho trovato nel sito genitoricrescono.com...un interessante articolo dedicato appunto al ruolo dei nonni...
Terminato di leggere l'articolo, volevo chiedervi qual'è la vostra opinione a proposito di questo argomento?
(articolo tratto da genitoricrescono.com)
Il tenero rapporto di complicità che si crea tra nonni e nipoti è così bello che, quando possibile, non deve mancare ai piccoli. Questa dolce relazione risulterà indimenticabile nel tempo e verrà ricordata in epoca adulta con molta nostalgia.
Guardate cos'ho trovato nel sito genitoricrescono.com...un interessante articolo dedicato appunto al ruolo dei nonni...
Terminato di leggere l'articolo, volevo chiedervi qual'è la vostra opinione a proposito di questo argomento?
Vita coi nonni
Ad un certo punto arriva per molte mamme (ormai quasi per tutte, fortunatamente) il momento di tornare al lavoro. Che trauma!
Ho letto che le coppie italiane cercano casa in un raggio di non oltre 3 km dall’abitazione dei genitori di uno dei due: che sia italico mammismo o necessità è un discorso troppo articolato e fuori tema per questo blog, ma prendiamo atto che i nonni, in Italia più che in ogni altro luogo nel mondo occidentale, sono parte integrante nella vita e nell’educazione dei bambini.
Infatti, laddove ci siano i nonni disponibili e ben dislocati, nessuna famiglia italiana sceglierà l’asilo nido: per la difficoltà che tutti conosciamo di accedere agli asili comunali, soprattutto nelle grandi città; per i costi proibitivi degli asili privati e, non ultimo, per cultura e per iperprotettività congenita.
I nonni normalmente accudiscono a tempo pieno i nipotini almeno fino al primo anno di vita, molti anche fino a due anni, età in cui si riesce a far entrare i nostri figli ameno in una “sezione primavera” o in un “progetto ponte”, meno irraggiungibili di un asilo nido. Poi, restano “in carica” in quella fascia oraria tra l’uscita da scuola e l’orario in cui noi genitori finiamo di lavorare. Spesso si sobbarcano anche le attività sportive dei nipoti e tutti i giorni in cui sono malati e non possono andare a scuola. Non mancano anche di contribuire alla verifica dei compiti e di trascorrere qualche fine pomeriggio di primavera ai giardinetti.
Insomma: abbiamo una generazione di giovani sessantenni che, se in salute, si fanno volentieri in quattro per noi, generazione di eterni figli a vita e, soprattutto, per i loro nipotini!
Nella maggior parte dei casi, nascerà un incantevole idillio tra i nostri genitori o suoceri ed i nostri figli: un rapporto dal quale giustamente saremo tagliati fuori.
Impariamo prima di tutto a rispettare questo rapporto: evitiamo le gelosie, le crisi ed i sensi di colpa se la nostra bambina decide di rimanere ancora un po’ a casa della nonna a cucinare i biscotti, nonostante noi siamo tornate trafelate e di corsa dal lavoro solo per ritagliare un’oretta da trascorrere con lei. Non sta rifiutando noi per preferire la nonna, ci sta solo facendo capire che rimanere con la nonna quando noi non ci siamo, è una situazione che la gratifica e la fa stare bene: sta approvando la nostra organizzazione familiare, ci sta facendo capire che mamma e papà possono stare tranquilli perchè, in loro assenza, sta bene.
Molto più difficile sarà ridisegnare i nostri rapporti con genitori e suoceri. Aspettatevi di veder venire a galla tutti i conflitti che fino a quel momento erano sopiti ed irrisolti: vedrete riaffiorare tensioni adolescenziali. E’ proprio una questione di riformulare i ruoli: non siamo più figli, siamo diventati genitori e vogliamo affermarlo con la generazione precedente. Se proprio vogliamo, il problema è nelle nostre insicurezze: loro, i nonni, hanno molte più certezze di noi, si sentono più liberi, anche di sbagliare; con la nascita dei nipoti si sono sbarazzati del peso della responsabilità di essere genitori e vivono con più leggerezza il rapporto con i bambini.
Una baby-sitter sarà sempre più disposta di un nonno a seguire le nostre “direttive” educative e pratiche: in fondo è pagata per eseguire. I nonni sono molto, ma molto più… “indisciplinati”. Hanno un’opinione sui loro nipoti ed intendono farla valere, ci contrasteranno, ci criticheranno, faranno esattamente il contrario di quello che abbiamo loro raccomandato… ma ricordiamoci sempre che nessuno al mondo vorrà bene ai nostri figli come loro.
Vorrei concludere con un piccolo sunto dei pro e contro:
PRO
- i nonni amano i loro nipoti, in modo incondizionato, in modo libero e spesso con gioia: noi a volte non possiamo permetterci quella loro raggiunta leggerezza perchè abbiamo vite complicate e responsabilità: lasciamo che i nostri bambini godano di loro;
- sono responsabili, attenti, sicuri;
- mi vergogno a dirlo: sono molto economici… un budget familiare ristretto spesso non può assolutamente prevedere una baby-sitter o un nido privato;
- offrono ai nostri bambini ed a se stessi un rapporto interpersonale insostituibile: per i nonni è un’occasione di giovinezza, ma per i bambini è una ricchezza apprezzare e conoscere la vecchiaia.
CONTRO
- quasi mai seguono le idee dei loro figli nell’educare i nipoti;
- viziano i nipoti: ma questo è poco più di un luogo comune, i bambini sanno benissimo orientare i loro comportamenti a seconda della persona con cui si relazionano, non abbiate paura che “si portino i vizi a casa”;
- ci mettono in discussione come genitori: è sgradevole per noi, proviamo però ad essere umili ed a fare tesoro delle critiche, anche di quelle che non condividiamo;
- sono spesso iperprotettivi e tendono a mettere i loro nipoti al centro del mondo: sarà nostro compito comportarci diversamente con i nostri figli, noi abbiamo il dovere di educare.
Io sono una figlia cresciuta con una nonna molto presente, sono una madre che cresce il figlio con l’aiuto di mia madre e, fortuna immensa, anche con quello di mia nonna. Mio figlio ha avuto un nonno solo per i suoi primi due anni e mezzo e si sono adorati. Mio marito ha vissuto con i nonni in casa e per lui sono stati una presenza fondamentale. Questa è la nostra esperienza.
Ho letto che le coppie italiane cercano casa in un raggio di non oltre 3 km dall’abitazione dei genitori di uno dei due: che sia italico mammismo o necessità è un discorso troppo articolato e fuori tema per questo blog, ma prendiamo atto che i nonni, in Italia più che in ogni altro luogo nel mondo occidentale, sono parte integrante nella vita e nell’educazione dei bambini.
Infatti, laddove ci siano i nonni disponibili e ben dislocati, nessuna famiglia italiana sceglierà l’asilo nido: per la difficoltà che tutti conosciamo di accedere agli asili comunali, soprattutto nelle grandi città; per i costi proibitivi degli asili privati e, non ultimo, per cultura e per iperprotettività congenita.
I nonni normalmente accudiscono a tempo pieno i nipotini almeno fino al primo anno di vita, molti anche fino a due anni, età in cui si riesce a far entrare i nostri figli ameno in una “sezione primavera” o in un “progetto ponte”, meno irraggiungibili di un asilo nido. Poi, restano “in carica” in quella fascia oraria tra l’uscita da scuola e l’orario in cui noi genitori finiamo di lavorare. Spesso si sobbarcano anche le attività sportive dei nipoti e tutti i giorni in cui sono malati e non possono andare a scuola. Non mancano anche di contribuire alla verifica dei compiti e di trascorrere qualche fine pomeriggio di primavera ai giardinetti.
Insomma: abbiamo una generazione di giovani sessantenni che, se in salute, si fanno volentieri in quattro per noi, generazione di eterni figli a vita e, soprattutto, per i loro nipotini!
Nella maggior parte dei casi, nascerà un incantevole idillio tra i nostri genitori o suoceri ed i nostri figli: un rapporto dal quale giustamente saremo tagliati fuori.
Impariamo prima di tutto a rispettare questo rapporto: evitiamo le gelosie, le crisi ed i sensi di colpa se la nostra bambina decide di rimanere ancora un po’ a casa della nonna a cucinare i biscotti, nonostante noi siamo tornate trafelate e di corsa dal lavoro solo per ritagliare un’oretta da trascorrere con lei. Non sta rifiutando noi per preferire la nonna, ci sta solo facendo capire che rimanere con la nonna quando noi non ci siamo, è una situazione che la gratifica e la fa stare bene: sta approvando la nostra organizzazione familiare, ci sta facendo capire che mamma e papà possono stare tranquilli perchè, in loro assenza, sta bene.
Molto più difficile sarà ridisegnare i nostri rapporti con genitori e suoceri. Aspettatevi di veder venire a galla tutti i conflitti che fino a quel momento erano sopiti ed irrisolti: vedrete riaffiorare tensioni adolescenziali. E’ proprio una questione di riformulare i ruoli: non siamo più figli, siamo diventati genitori e vogliamo affermarlo con la generazione precedente. Se proprio vogliamo, il problema è nelle nostre insicurezze: loro, i nonni, hanno molte più certezze di noi, si sentono più liberi, anche di sbagliare; con la nascita dei nipoti si sono sbarazzati del peso della responsabilità di essere genitori e vivono con più leggerezza il rapporto con i bambini.
Una baby-sitter sarà sempre più disposta di un nonno a seguire le nostre “direttive” educative e pratiche: in fondo è pagata per eseguire. I nonni sono molto, ma molto più… “indisciplinati”. Hanno un’opinione sui loro nipoti ed intendono farla valere, ci contrasteranno, ci criticheranno, faranno esattamente il contrario di quello che abbiamo loro raccomandato… ma ricordiamoci sempre che nessuno al mondo vorrà bene ai nostri figli come loro.
Vorrei concludere con un piccolo sunto dei pro e contro:
PRO
- i nonni amano i loro nipoti, in modo incondizionato, in modo libero e spesso con gioia: noi a volte non possiamo permetterci quella loro raggiunta leggerezza perchè abbiamo vite complicate e responsabilità: lasciamo che i nostri bambini godano di loro;
- sono responsabili, attenti, sicuri;
- mi vergogno a dirlo: sono molto economici… un budget familiare ristretto spesso non può assolutamente prevedere una baby-sitter o un nido privato;
- offrono ai nostri bambini ed a se stessi un rapporto interpersonale insostituibile: per i nonni è un’occasione di giovinezza, ma per i bambini è una ricchezza apprezzare e conoscere la vecchiaia.
CONTRO
- quasi mai seguono le idee dei loro figli nell’educare i nipoti;
- viziano i nipoti: ma questo è poco più di un luogo comune, i bambini sanno benissimo orientare i loro comportamenti a seconda della persona con cui si relazionano, non abbiate paura che “si portino i vizi a casa”;
- ci mettono in discussione come genitori: è sgradevole per noi, proviamo però ad essere umili ed a fare tesoro delle critiche, anche di quelle che non condividiamo;
- sono spesso iperprotettivi e tendono a mettere i loro nipoti al centro del mondo: sarà nostro compito comportarci diversamente con i nostri figli, noi abbiamo il dovere di educare.
Io sono una figlia cresciuta con una nonna molto presente, sono una madre che cresce il figlio con l’aiuto di mia madre e, fortuna immensa, anche con quello di mia nonna. Mio figlio ha avuto un nonno solo per i suoi primi due anni e mezzo e si sono adorati. Mio marito ha vissuto con i nonni in casa e per lui sono stati una presenza fondamentale. Questa è la nostra esperienza.
(articolo tratto da genitoricrescono.com)
lunedì 16 gennaio 2012
Come insegnare ai bambini ad amare la lettura
Leggete i libri ai vostri bambini?ai bambini piace leggere ed ascoltare le favole?
Ecco alcune dritte per far amare ed appassionare i vostri bambini alla lettura!!
1) Storytelling: raccontate ai bimbi una storia di vostra invenzione, senza necessariamente riferirsi ad un libro. Potete personalizzarla, facendo dei vostri figli gli eroi del racconto. A casa nostra, si raccontano spesso le gesta del cavaliere Sorley (6 anni) e le esplorazioni dell’astronauta Luca (3 anni)! Potete anche raccontare una lunga storia a puntate, e farne un appuntamento giornaliero, magari all’ora del bagnetto o di andare a letto. Non temete se vi sembra di non essere in grado, l’immaginazione viene raccontando. I bambini sono un’audience molto incoraggiante.
2) Incoraggiare i bambini ad inventare le proprie storie. Questo puo’ essere fatto proponendo un inizio e chiedendo “cosa succede dopo”? Oppure creando un personaggio, magari disegnandolo anche. Se l’ispirazione si inceppa, si possono usare carte tematiche che illustrano luoghi o oggetti, cercando di “tesserli” nella storia. Con i miei figli funzionano bene le storie di ambientazione quotidiana, quelle che cominciano magari con una spedizione al supermercato o una festa di compleanno o una mattina come tante altre, in cui improvvisamente accade qualcosa di magico e inaspettato. Ad esempio, mio figlio ha inventato un compagno di asilo proveniente da un altro pianeta, protagonista di mille avventure.
3) Il circolo delle storie: con i bambini un po’ piu’ grandi, e’ divertente sedersi in circolo, e creare una storia a turno. Si propone un inizio, e i membri del circolo continuano la storia uno ad uno. E’ utile avere un oggetto, ad esempio una mela, che si passa di mano in mano, stabilendo la regola che solo quando si ha in mano quell’oggetto si puo’ parlare. Questo e’ utile per evitare il caos! Il circolo delle storie e’ un gioco che facciamo spesso alle feste.
4) I mille modi di scrivere un libro: i libri non si scrivono solo con le parole. Incoraggiate i bimbi a fare dei disegni “in sequenza”, cui poi potete aggiungere una descrizione. Siate creativi: aggiungete una mappa, una lettera, dei fiori pressati, degli scontrini, degli adesivi, creando un libro “vivo” a cui i bambini possono relazionarsi. Potete rilegarli, con una spillatrice o cucendoli, aggiungendo una copertina cartonata. Noi abbiamo acquistato dei grandi album di carta di zucchero in mille colori, su cui possiamo sia disegnare, sia incollare cio’ che preferiamo. Le copertine possono essere disegnate o stampate, utilizzando magari delle foto. A me piace scannerizzare i disegni piu’ belli dei miei figli e stamparli su carta fotografica: la copertina ideale.
5) I libri come regalo: non c’e’ nulla che fa piu’ piacere che un regalo fatto a mano, e i miei figli hanno in piu’ di un’occasione regalato diversi tipi di libri fatti in casa, al papa’, ai nonni, alle maestre. Il primogenito Sorley, in particolare, adora regalare storie illustrate che vengono poi passate con orgoglio a parenti e amici. Un’idea economica e creativa.
6) Situazioni di lettura: per i bimbi che sanno gia’ leggere, create situazioni di lettura nuove e originali, come su una coperta all’aperto, o in una casetta creata mettendo un lenzuolo su un tavolo (piace tanto a Luca, il mio secondogenito), o nel lettone di mamma e papa’. Mio marito ha regalato al nostro primogenito una lucina da libro, in maniera che possa leggere a letto senza disturbare il fratello. Sorley adora leggere sotto le coperte, mentre tutti dormono.
7) Bookshare: da noi i libri non prendono mai polvere. Se i bimbi non li leggono da un po’, e se non ci sono cari come ricordi, li scambiamo con altre famiglie. Le mie amiche mamme apprezzano molto l’idea.
Ricordate, basta cominciare, le idee vengono da sole! Buona lettura e buon storytelling!
(Tratto dal sito mammafelice.it blog di Daniela, http://lestorieonlinedilunablu.blogspot.com)
Ecco alcune dritte per far amare ed appassionare i vostri bambini alla lettura!!
1) Storytelling: raccontate ai bimbi una storia di vostra invenzione, senza necessariamente riferirsi ad un libro. Potete personalizzarla, facendo dei vostri figli gli eroi del racconto. A casa nostra, si raccontano spesso le gesta del cavaliere Sorley (6 anni) e le esplorazioni dell’astronauta Luca (3 anni)! Potete anche raccontare una lunga storia a puntate, e farne un appuntamento giornaliero, magari all’ora del bagnetto o di andare a letto. Non temete se vi sembra di non essere in grado, l’immaginazione viene raccontando. I bambini sono un’audience molto incoraggiante.
2) Incoraggiare i bambini ad inventare le proprie storie. Questo puo’ essere fatto proponendo un inizio e chiedendo “cosa succede dopo”? Oppure creando un personaggio, magari disegnandolo anche. Se l’ispirazione si inceppa, si possono usare carte tematiche che illustrano luoghi o oggetti, cercando di “tesserli” nella storia. Con i miei figli funzionano bene le storie di ambientazione quotidiana, quelle che cominciano magari con una spedizione al supermercato o una festa di compleanno o una mattina come tante altre, in cui improvvisamente accade qualcosa di magico e inaspettato. Ad esempio, mio figlio ha inventato un compagno di asilo proveniente da un altro pianeta, protagonista di mille avventure.
3) Il circolo delle storie: con i bambini un po’ piu’ grandi, e’ divertente sedersi in circolo, e creare una storia a turno. Si propone un inizio, e i membri del circolo continuano la storia uno ad uno. E’ utile avere un oggetto, ad esempio una mela, che si passa di mano in mano, stabilendo la regola che solo quando si ha in mano quell’oggetto si puo’ parlare. Questo e’ utile per evitare il caos! Il circolo delle storie e’ un gioco che facciamo spesso alle feste.
4) I mille modi di scrivere un libro: i libri non si scrivono solo con le parole. Incoraggiate i bimbi a fare dei disegni “in sequenza”, cui poi potete aggiungere una descrizione. Siate creativi: aggiungete una mappa, una lettera, dei fiori pressati, degli scontrini, degli adesivi, creando un libro “vivo” a cui i bambini possono relazionarsi. Potete rilegarli, con una spillatrice o cucendoli, aggiungendo una copertina cartonata. Noi abbiamo acquistato dei grandi album di carta di zucchero in mille colori, su cui possiamo sia disegnare, sia incollare cio’ che preferiamo. Le copertine possono essere disegnate o stampate, utilizzando magari delle foto. A me piace scannerizzare i disegni piu’ belli dei miei figli e stamparli su carta fotografica: la copertina ideale.
5) I libri come regalo: non c’e’ nulla che fa piu’ piacere che un regalo fatto a mano, e i miei figli hanno in piu’ di un’occasione regalato diversi tipi di libri fatti in casa, al papa’, ai nonni, alle maestre. Il primogenito Sorley, in particolare, adora regalare storie illustrate che vengono poi passate con orgoglio a parenti e amici. Un’idea economica e creativa.
6) Situazioni di lettura: per i bimbi che sanno gia’ leggere, create situazioni di lettura nuove e originali, come su una coperta all’aperto, o in una casetta creata mettendo un lenzuolo su un tavolo (piace tanto a Luca, il mio secondogenito), o nel lettone di mamma e papa’. Mio marito ha regalato al nostro primogenito una lucina da libro, in maniera che possa leggere a letto senza disturbare il fratello. Sorley adora leggere sotto le coperte, mentre tutti dormono.
7) Bookshare: da noi i libri non prendono mai polvere. Se i bimbi non li leggono da un po’, e se non ci sono cari come ricordi, li scambiamo con altre famiglie. Le mie amiche mamme apprezzano molto l’idea.
Ricordate, basta cominciare, le idee vengono da sole! Buona lettura e buon storytelling!
(Tratto dal sito mammafelice.it blog di Daniela, http://lestorieonlinedilunablu.blogspot.com)
Leggere (o sentir leggere) fa benissimo ai bambini
Leggete i libri ai vostri bimbi?
Recentemente ho letto un articolo sul giornale "corriere della sera" dove parla appunto del beneficio della lettura ai bambini piccoli...
Leggere (o sentir leggere)
MILANO - Leggere fiabe e filastrocche a un bambino, meglio se è ancora molto piccolo, fa bene a lui e ai genitori. Lo dimostrano studi scientifici e numerose esperienze in Italia e all’estero. Come «Nati per leggere», il progetto nazionale senza fini di lucro con il quale, da più di dodici anni, pediatri e bibliotecari lavorano insieme per promuovere nei genitori la buona abitudine di leggere ai propri figli di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni. Non per farli addormentare, ma per svegliarne la mente. «Una lettura ad alta voce, - afferma il dottor Michele Gangemi, past president dell’Associazione Culturale Pediatri e pediatra di libera scelta in Verona, - è in grado di “rapire” un bambino almeno quanto un videogame».
A VOCE ALTA Ma che cosa spinge i pediatri di libera scelta a mobilitarsi in forze, per un obiettivo che sembra più nelle corde di un educatore o di uno psicologo?«Perché leggere a un bambino ha effetti molto positivi sulla sua salute, sul suo sviluppo cognitivo ed emotivo. E quello di vegliare su tale sviluppo è precisamente uno dei compiti dei pediatri». In due parole, secondo studiosi di tutto il mondo, la lettura ad alta voce è una delle strategie di dimostrata efficacia per prevenire i problemi dello sviluppo e dell’apprendimento nel bambino. Non importa se il bambino abbia appena iniziato a stare seduto senza sostegno, se non abbia ancora detto “mamma”. Anzi, prima si comincia, meglio è. «L’efficacia della lettura ad alta voce in epoca neonatale, - spiega Michele Gangemi, - si fonda sulla teoria dello sviluppo precoce (Early Child Development). Nel bambino molto piccolo, lo stimolo a svolgere un nuovo compito (come quello di ascoltare, appunto) aumenta la sopravvivenza dei nuovi neuroni che si stanno formando: senza compiti, i nuovi neuroni svaniscono. E più il compito è difficile e ripetuto, più aumenta il numero dei neuroni "risparmiati". In pratica, sembra che esista una finestra temporale entro cui l’apprendimento di nuovi compiti può risparmiare i neuroni. È compresa fra prima e seconda settimana dalla nascita della cellula: più precisamente fra il 7° e il 14° giorno e corrisponde al periodo in cui la cellula neonata e non specializzata si differenzia in neurone, emette i filamenti (dendriti) che le permettono di "collegarsi". È così che il neonato diventa sensibile all’apprendimento». Una volta avvenuto il cablaggio, agire sulla plasticità dello sviluppo è ancora possibile, naturalmente, ma è molto più difficile. Ecco perché l’”evangelizzazione” delle mamme comincia dai reparti di maternità degli ospedali e viene proseguita dal pediatra di libera scelta.
IL RUOLO DELLE BIBLIOTECHE -Con la collaborazione delle biblioteche cittadine, che si attrezzano per rendere possibile l’accesso di mamme e bambini. «A Verona, per esempio, presso il mio studio, è attivo un vero e proprio punto prestito, con la restituzione dei libri presso uno dei 12 punti specializzati delle biblioteche cittadine». Una volta cominciato, è importante continuare, perché un intervento sul piacere della lettura può avere un effetto positivo anche più tardi, fino ai sei anni di età. «È proprio questo il periodo in cui si forma la capacità del bambino di "immaginare", di costruire le immagini sotto lo stimolo della lettura, - dice Gangemi. - E in cui si struttura e si conferma il piacere della lettura. Aumentare lo spazio di ascolto, la capacità di costruirsi delle immagini, lo sviluppo della creatività e dell’immaginazione, I bambini, esposti più che in passato a stimolazioni tele-visive, tendono a elaborare meno immagini». Inoltre, la voce della mamma o del papà, e il tempo passato con il bambino (invece di parcheggiarlo davanti alla TV) creano un momento privilegiato e non sostituibile di relazione che fa bene al piccolo, ma anche alla famiglia.
LITERACY Ma c’è di più. «La capacità di leggere, scrivere e comprendere un testo (la “literacy”) fa bene alla salute ed è un indicatore di benessere riconosciuto, - conclude Gangemi. - Buoni livelli di literacy sono legati a un migliore utilizzo dei servizi sanitari e quindi a migliori condizioni di salute. Adolescenti con bassi livelli di literacy sono a rischio almeno doppio di andare incontro a comportamenti aggressivi e antisociali. E il numero di adolescenti in queste condizioni è, purtroppo, in continuo aumento”» È il circolo vizioso, che parte dall’incapacità di leggere e capire e, passando attraverso disagio, frustrazione e riduzione dell’autostima, giunge infine all’aumento del tasso di abbandono scolastico e del rischio di disturbi del comportamento. Un circolo vizioso che colpisce soprattutto i figli di famiglie in condizioni socio-economiche svantaggiate alle quali, prima di tutto, si rivolge «Nati per leggere».
Recentemente ho letto un articolo sul giornale "corriere della sera" dove parla appunto del beneficio della lettura ai bambini piccoli...
Leggere (o sentir leggere)
fa benissimo ai bambini
Nei piccoli, ascoltare libri letti a voce alta, stimola i neuroni e aiuta a moderare comportamenti anti-sociali
BAMBINI
Leggere (o sentir leggere)
fa benissimo ai bambini
fa benissimo ai bambini
Nei piccoli, ascoltare libri letti a voce alta, stimola i neuroni e aiuta a moderare comportamenti anti-sociali
Leggere le fiabe fa bene |
A VOCE ALTA Ma che cosa spinge i pediatri di libera scelta a mobilitarsi in forze, per un obiettivo che sembra più nelle corde di un educatore o di uno psicologo?«Perché leggere a un bambino ha effetti molto positivi sulla sua salute, sul suo sviluppo cognitivo ed emotivo. E quello di vegliare su tale sviluppo è precisamente uno dei compiti dei pediatri». In due parole, secondo studiosi di tutto il mondo, la lettura ad alta voce è una delle strategie di dimostrata efficacia per prevenire i problemi dello sviluppo e dell’apprendimento nel bambino. Non importa se il bambino abbia appena iniziato a stare seduto senza sostegno, se non abbia ancora detto “mamma”. Anzi, prima si comincia, meglio è. «L’efficacia della lettura ad alta voce in epoca neonatale, - spiega Michele Gangemi, - si fonda sulla teoria dello sviluppo precoce (Early Child Development). Nel bambino molto piccolo, lo stimolo a svolgere un nuovo compito (come quello di ascoltare, appunto) aumenta la sopravvivenza dei nuovi neuroni che si stanno formando: senza compiti, i nuovi neuroni svaniscono. E più il compito è difficile e ripetuto, più aumenta il numero dei neuroni "risparmiati". In pratica, sembra che esista una finestra temporale entro cui l’apprendimento di nuovi compiti può risparmiare i neuroni. È compresa fra prima e seconda settimana dalla nascita della cellula: più precisamente fra il 7° e il 14° giorno e corrisponde al periodo in cui la cellula neonata e non specializzata si differenzia in neurone, emette i filamenti (dendriti) che le permettono di "collegarsi". È così che il neonato diventa sensibile all’apprendimento». Una volta avvenuto il cablaggio, agire sulla plasticità dello sviluppo è ancora possibile, naturalmente, ma è molto più difficile. Ecco perché l’”evangelizzazione” delle mamme comincia dai reparti di maternità degli ospedali e viene proseguita dal pediatra di libera scelta.
IL RUOLO DELLE BIBLIOTECHE -Con la collaborazione delle biblioteche cittadine, che si attrezzano per rendere possibile l’accesso di mamme e bambini. «A Verona, per esempio, presso il mio studio, è attivo un vero e proprio punto prestito, con la restituzione dei libri presso uno dei 12 punti specializzati delle biblioteche cittadine». Una volta cominciato, è importante continuare, perché un intervento sul piacere della lettura può avere un effetto positivo anche più tardi, fino ai sei anni di età. «È proprio questo il periodo in cui si forma la capacità del bambino di "immaginare", di costruire le immagini sotto lo stimolo della lettura, - dice Gangemi. - E in cui si struttura e si conferma il piacere della lettura. Aumentare lo spazio di ascolto, la capacità di costruirsi delle immagini, lo sviluppo della creatività e dell’immaginazione, I bambini, esposti più che in passato a stimolazioni tele-visive, tendono a elaborare meno immagini». Inoltre, la voce della mamma o del papà, e il tempo passato con il bambino (invece di parcheggiarlo davanti alla TV) creano un momento privilegiato e non sostituibile di relazione che fa bene al piccolo, ma anche alla famiglia.
LITERACY Ma c’è di più. «La capacità di leggere, scrivere e comprendere un testo (la “literacy”) fa bene alla salute ed è un indicatore di benessere riconosciuto, - conclude Gangemi. - Buoni livelli di literacy sono legati a un migliore utilizzo dei servizi sanitari e quindi a migliori condizioni di salute. Adolescenti con bassi livelli di literacy sono a rischio almeno doppio di andare incontro a comportamenti aggressivi e antisociali. E il numero di adolescenti in queste condizioni è, purtroppo, in continuo aumento”» È il circolo vizioso, che parte dall’incapacità di leggere e capire e, passando attraverso disagio, frustrazione e riduzione dell’autostima, giunge infine all’aumento del tasso di abbandono scolastico e del rischio di disturbi del comportamento. Un circolo vizioso che colpisce soprattutto i figli di famiglie in condizioni socio-economiche svantaggiate alle quali, prima di tutto, si rivolge «Nati per leggere».
Luciano Benedetti
17 maggio 2011© RIPRODUZIONE RISERVTA
17 maggio 2011© RIPRODUZIONE RISERVTA
GIOCHI EDUCATIVI
Visto che siamo in tema di giochi..a natale il mio bimbo di 4 anni ha ricevuto il memory e da subito si è molto appassionato!cosi l'altra settimana ho deciso di comprargli le carte UNO e pure con questo gioco l'ho visto molto entusiasto, tanto che ogni sera dopo cena,facciamo una partitina...sono molto contenta perchè sono giochi molto intelligenti ed educativi,quindi
volevo proporveli a voi genitori sempre come passatempo pomeridiano,questi tipi di giochi sono molto divertenti ma allo stesso tempo sono istruttivi ed aiutano a sviluppare le capacità intelletive dei bambini.
Sono strumenti educativi,quindi sono felice di consigliarvelo come alternativa ad altri giochi!
GIOCHI DA FARE IN CASA PER BAMBINI DA 0 A 2 ANNI
CIAO BIMBI!!!CIAO MAMME!!CIAO PAPà!!!!
ORMAI LE GIORNATE SONO DIVENTATE BUIE E FREDDE,ALLORA PENSAVO E CREDO CHE SIA UN PROBLEMA UN Pò DI TUTTI I GENITORI..COSA POSSIAMO FAR FARE AI NOSTRI FIGLI?COME IMPEGATE IL POMERIGGIO?COSA GLI FATE FARE?PAPPA..NANNA..UN Pò DI CARTONI ANIMATI E POI??ALLORA SPEGNETE LA TELEVISIONE E LEGGETE UN Pò COSA HO TROVATO DI INTERESSANTE PER GIOCARE IN ALLEGRIA CON I NOSTRI BAMBINI DURANTE QUESTI FREDDI INVERNALI,SONO GIOCHI SEMPLICI E CREATIVI!
ORMAI LE GIORNATE SONO DIVENTATE BUIE E FREDDE,ALLORA PENSAVO E CREDO CHE SIA UN PROBLEMA UN Pò DI TUTTI I GENITORI..COSA POSSIAMO FAR FARE AI NOSTRI FIGLI?COME IMPEGATE IL POMERIGGIO?COSA GLI FATE FARE?PAPPA..NANNA..UN Pò DI CARTONI ANIMATI E POI??ALLORA SPEGNETE LA TELEVISIONE E LEGGETE UN Pò COSA HO TROVATO DI INTERESSANTE PER GIOCARE IN ALLEGRIA CON I NOSTRI BAMBINI DURANTE QUESTI FREDDI INVERNALI,SONO GIOCHI SEMPLICI E CREATIVI!
DA 0 A 6 MESI
PASSEGGIATA
Prendiamo in braccio il nostro fagottino e portiamolo a passeggio per la casa. Raccontiamo cosa succede nelle varie stanze (in camera da letto mamma e papà fanno la nanna, in cucina la mamma prepara la pappa, in balcone ci sono le piantine... e così via), commentiamo i quadri, inventiamo nomi per i suoi peluches…vedremo il bimbo incantarsi ad ascoltare i nostri racconti, cerchiamo però di essere coerenti e dare sempre le stesse versioni: i bimbi amano le cose ripetute più e più volte e sempre nello stesso modo
BUBU SETTETE
Un gioco antico dal fascino indiscusso. Si può giocare coprendo il volto della mamma con le mani oppure nascondendo un peluches sotto il tavolo per poi farlo riapparire
DINDOLO’
Sediamoci con il bimbo sulle ginocchia e, facendolo dondolare avanti e indietro cantiamogli una breve filastrocca
DA SEI A 12 MESI
COMPROMESSO
Prendere due peluches o due oggetti cari al bimbo, uno lo tiene la mamma e uno il bimbo. Poi chiediamo: ”facciamo cambio?” proponendo il nostro oggetto in cambio del suo. Non manchiamo di dire “grazie” e di elogiare il bimbo quando ci porge il suo giochino!!!
TRAVASI
Prendiamo diversi tipi di contenitori, della pasta o della farina e cominciamo a disporla nei contenitori. I bambini amano i travasi, la loro coordinazione oculo-manuale ne gioverà moltissimo e diverranno sempre più abili!!!
IL FAZZOLETTO
Sediamoci sul tappeto con il bimbo e prendiamo un fazzoletto di stoffa, porgiamo una estremità al bimbo e tiriamo l’altra verso di noi…all’inizio il piccolo si sbilancerà ma, una volta compreso il meccanismo comincerà a tirare a sua volta. A questo punto facciamo finta di cadere e diciamogli allegramente:”come sei forte!!!”
DA 12 A 18 MESI
LE TORRI
I bimbi di questa età adorano fare le torri, impilano qualunque cosa: le costruzioni, i cubi colorati, scatoline… ma il gioco vero è buttare giù la torre…si divertiranno un mondo se inventerete dei suoni fragorosi quando cadono i pezzetti!!!
STRUMENTI MUSICALI FAI-DA-TE
Prendiamo dei materiali di recupero: bottiglie di plastica da 1 litro e da mezzo litro, contenitori di diverse forme, dimensioni e costituite da materiali diversi e poi riempiamoli con: fagioli o lenticchie, farine varie, noci e castagne. Invitiamo il bimbo a scuoterle e a provare le diverse sonorità, dopodichè cantiamo una canzoncina ritmandola con le bottigliette musicali
NASCONDINO
Il mio bimbo di 15 mesi adora giocare a nascondino!!! E’ abilissimo a trovare i nascondigli più remoti e rimane ad aspettare che io lo trovi per molto tempo…immobile e senza emettere suoni…lui tiene la testa bassa e il gioco non finisce se lui non alza la testa per guardarmi!!! Il suo nascondiglio preferito è sotto una sedia ma gli piace anche nascondersi dietro le porte… Attenzione a non lasciare aperti gli armadi!!!
DA 18 A 24 MESI
UNO DUE TRE: STELLA!!
I bimbi, al nido, si divertono tantissimo a giocare a questo gioco!!! Le regole sono semplicissime: la mamma si mette ad un capo della stanza ed il bimbo all’altro. La mamma si volta verso il muro e dice “uno, due, tre…” il bambino può muoversi…ma quando la mamma si gira e dice: “stella” il bimbo deve rimanere immobile!!! Quando il bimbo vi raggiungerà elogiatelo e coccolatelo!!!
Non pensate che siano troppo piccoli, vi stupirete di come imparino in fretta!!!
CAMMINA COME….
Anche questo gioco è molto amato dai bimbi di nido. Per raggiungere un oggetto o solo per spostarsi da una stanza all’altra, la mamma chiederà al bambino di fare 2 passi da leone, uno da formica, tre da ippopotamo e così via. Una volta raggiunto il traguardo non mancate di coccolarli ed elogiarli.
Qualsiasi azione che facciamo in casa può diventare un gioco per i nostri figli, fare il bucato o stendere i panni per non parlare poi di cucinare o rassettare una stanza!!! L’importante è il coinvolgimento e l’entusiasmo con il quale proponiamo le attività da fare. I bimbi si divertiranno e anche noi, a fine giornata, ci renderemo conto che il pomeriggio è passato in un baleno!!!
A cura della pedagogista dott.ssa Mariaelena La Banca
PASSEGGIATA
Prendiamo in braccio il nostro fagottino e portiamolo a passeggio per la casa. Raccontiamo cosa succede nelle varie stanze (in camera da letto mamma e papà fanno la nanna, in cucina la mamma prepara la pappa, in balcone ci sono le piantine... e così via), commentiamo i quadri, inventiamo nomi per i suoi peluches…vedremo il bimbo incantarsi ad ascoltare i nostri racconti, cerchiamo però di essere coerenti e dare sempre le stesse versioni: i bimbi amano le cose ripetute più e più volte e sempre nello stesso modo
BUBU SETTETE
Un gioco antico dal fascino indiscusso. Si può giocare coprendo il volto della mamma con le mani oppure nascondendo un peluches sotto il tavolo per poi farlo riapparire
DINDOLO’
Sediamoci con il bimbo sulle ginocchia e, facendolo dondolare avanti e indietro cantiamogli una breve filastrocca
DA SEI A 12 MESI
COMPROMESSO
Prendere due peluches o due oggetti cari al bimbo, uno lo tiene la mamma e uno il bimbo. Poi chiediamo: ”facciamo cambio?” proponendo il nostro oggetto in cambio del suo. Non manchiamo di dire “grazie” e di elogiare il bimbo quando ci porge il suo giochino!!!
TRAVASI
Prendiamo diversi tipi di contenitori, della pasta o della farina e cominciamo a disporla nei contenitori. I bambini amano i travasi, la loro coordinazione oculo-manuale ne gioverà moltissimo e diverranno sempre più abili!!!
IL FAZZOLETTO
Sediamoci sul tappeto con il bimbo e prendiamo un fazzoletto di stoffa, porgiamo una estremità al bimbo e tiriamo l’altra verso di noi…all’inizio il piccolo si sbilancerà ma, una volta compreso il meccanismo comincerà a tirare a sua volta. A questo punto facciamo finta di cadere e diciamogli allegramente:”come sei forte!!!”
DA 12 A 18 MESI
LE TORRI
I bimbi di questa età adorano fare le torri, impilano qualunque cosa: le costruzioni, i cubi colorati, scatoline… ma il gioco vero è buttare giù la torre…si divertiranno un mondo se inventerete dei suoni fragorosi quando cadono i pezzetti!!!
STRUMENTI MUSICALI FAI-DA-TE
Prendiamo dei materiali di recupero: bottiglie di plastica da 1 litro e da mezzo litro, contenitori di diverse forme, dimensioni e costituite da materiali diversi e poi riempiamoli con: fagioli o lenticchie, farine varie, noci e castagne. Invitiamo il bimbo a scuoterle e a provare le diverse sonorità, dopodichè cantiamo una canzoncina ritmandola con le bottigliette musicali
NASCONDINO
Il mio bimbo di 15 mesi adora giocare a nascondino!!! E’ abilissimo a trovare i nascondigli più remoti e rimane ad aspettare che io lo trovi per molto tempo…immobile e senza emettere suoni…lui tiene la testa bassa e il gioco non finisce se lui non alza la testa per guardarmi!!! Il suo nascondiglio preferito è sotto una sedia ma gli piace anche nascondersi dietro le porte… Attenzione a non lasciare aperti gli armadi!!!
DA 18 A 24 MESI
UNO DUE TRE: STELLA!!
I bimbi, al nido, si divertono tantissimo a giocare a questo gioco!!! Le regole sono semplicissime: la mamma si mette ad un capo della stanza ed il bimbo all’altro. La mamma si volta verso il muro e dice “uno, due, tre…” il bambino può muoversi…ma quando la mamma si gira e dice: “stella” il bimbo deve rimanere immobile!!! Quando il bimbo vi raggiungerà elogiatelo e coccolatelo!!!
Non pensate che siano troppo piccoli, vi stupirete di come imparino in fretta!!!
CAMMINA COME….
Anche questo gioco è molto amato dai bimbi di nido. Per raggiungere un oggetto o solo per spostarsi da una stanza all’altra, la mamma chiederà al bambino di fare 2 passi da leone, uno da formica, tre da ippopotamo e così via. Una volta raggiunto il traguardo non mancate di coccolarli ed elogiarli.
Qualsiasi azione che facciamo in casa può diventare un gioco per i nostri figli, fare il bucato o stendere i panni per non parlare poi di cucinare o rassettare una stanza!!! L’importante è il coinvolgimento e l’entusiasmo con il quale proponiamo le attività da fare. I bimbi si divertiranno e anche noi, a fine giornata, ci renderemo conto che il pomeriggio è passato in un baleno!!!
A cura della pedagogista dott.ssa Mariaelena La Banca
(Le informazioni provengono dal sito Pianetamamma.it)
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