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lunedì 27 agosto 2012

ALLA RADIO C'è UN PULCINO........è IL PULCINO PIO!!!

IL PULCINO PIO è ARRIVATO!!!E CHI NON L'HA CONOSCE?!!!!!QUESTA SIMPATICA CANZONCINA è CONOSCIUTA DA TUTTI!SOPRATUTTO DAI PICCOLI!è IL TORMENTONE DELL'ESTATE...MIO FIGLIO L'HA SA A MEMORIA...E QUANDO LA SENTE CANTA E BALLA TUTTO IL TEMPO!!ALLORA CHE DITE...DAI BIMBIIIII!!!CANTATE E BALLATE ANCHE VOIIII!!!!!

è arrivata l'estate..ecco qui alcune regole da seguire per aiutare a gestire le vacanze estive dei nostri bimbi!!

Per i bambini vale l’equazione “estate=mesi di vacanza”.
Vacanza=niente scuola. Niente scuola=niente impegni. E quindi?
Rivoluzione della giornata-tipo. Le stesse giornate che, scandite nello stesso modo, davano ai piccoli una certa sicurezza, continuità.
L’estate, perciò, significa anche destabilizzazione.
I bambini come vivono questo cambiamento della loro routine? Cosa avvertono, cosa sentono, cosa vogliono?
Lo abbiamo chiesto alla nostra Psicologa Amica, la dottoressa Francesca Santarelli.
Ecco cosa ci ha risposto e cosa ci consiglia:
“Ci siamo, dopo un lungo anno di scuola, di giornate impegnate e scandite da impegni ben precisi e costanti, di ruotine ormai ben consolidate e funzionali per tutta la famiglia, arriva lei: l’estate!
E, per molti, questa stagione si accompagna a una vera e propria rivoluzione sia dal punto di vista psicologico che organizzativo!
Tutto è da ri-programmare e ri-pensare, i programmi estivi devono far conciliare le esigenze di adulti e bambini, i quali d’improvviso, si ritrovano destabilizzati da un vero cambiamento nelle loro giornate e necessitano di un nuovo programma giornaliero tutto da pianificare.
Il pensiero di molti genitori è rivolto a come far trascorrere loro, in modo meno “sofferente” possibile, i mesi che precedono le tanto attese ferie, con un’attenzione particolare al caldo (soprattutto per chi vive nelle grandi città), a chi lasciarli, cosa fargli fare durante le giornate, ecc…
Ma i bambini? Come vivono questo cambiamento della loro routine? Cosa avvertono, cosa sentono, cosa vogliono?
Naturalmente dipende molto dall’età e cercherò per questo di essere molto generica per soddisfare le esigenze di tutte voi, ma un fattore comune per ogni fascia di età è la destabilizzazione.
Mi spiego: per quanto sia vero che la maggior parte di bambini e ragazzi siano felicissimi della fine della scuola e degli impegni in generale, è anche vero che la scansione delle giornate sulla base di programmi fissi, ben stabiliti e costanti, fornisce loro una certa stabilità e rassicurazione emotiva e cognitiva che funge in qualche modo da punto di riferimento.
Se ci pensiamo, anche per noi adulti le abitudini, per quanto a volte stancanti, ci danno un senso di continuità e sicurezza, dei punti di riferimento che ci fanno sentire in qualche modo “integri” e presenti nella vita di ogni giorno.
Tanto è vero che ci sono persone che, quando ci sono le vacanze o la domenica stessa, dopo un’iniziale sensazione di gioia di potersi riposare, vanno in crisi perche vivono un cambiamento nella loro quotidianità, che prevede un riorganizzare in toto la giornata e li getta nell’angoscia di “non sapere cosa fare”!
Questo accade anche per i bambini, che hanno davanti a loro tre mesi tutti da vivere al di fuori dei soliti impegni e tram tram quotidiano!
Indipendentemente dalla decisione pratica da prendere, dunque, la gestione di questo periodo dell’anno merita di essere considerata anche da un altro punto di vista, non solo concreto, ma anche psicologico.
Perché l’obiettivo da raggiungere è duplice: far sì che i propri figli vivano un’estate serena ed evitare di farsi prendere da eccessivi sensi di colpa al pensiero di doverli “abbandonare” a vacanze solitarie.
Come aiutarli dunque a vivere al meglio questa stagione estiva? Come organizzare in modo costruttivo questa lunga pausa estiva in attesa delle vacanze?
Prima regola: non trasmettiamo loro la nostra angoscia e ansia rispetto al tempo “vuoto” che deve essere riempito a tutti i costi! Più ci facciamo vedere preoccupati su: “E ora cosa gli faccio fare tutto il giorno?”, più loro percepiranno questo stato d’ansia e la interpreteranno come un evento negativo da affrontare e non come una nuova possibilità di fare magari esperienze diverse e l’entusiasmo di programmare qualcosa di nuovo e stimolante.
Cerchiamo di cogliere le esigenze di nostro figlio e capire come possiamo conciliare le nostre con le sue, ad esempio: ci sono dei nonni, parenti o amici disponibili a darci una mano con cui il nostro bimbo sta volentieri? Nella nostra città organizzano campus estivi o giornate all’oratorio campi sportivi in cui sappiamo di poter trovare anche qualche suo amichetto? Abbiamo la possibilità di mandarlo in vacanza con i nonni mentre noi lavoriamo?
Aiutiamolo a ricostruirsi una nuova stabilità giornaliera che non lo faccia sentire troppo “perso” e destabilizzato, continuando a fornirgli più possibile una certa continuità e serenità in quello che farà durante la giornate e le settimane a venire. Questo può essere fatto anche non stravolgendo del tutto le regole che di solito gli date a casa durante l’anno!
Qualche consiglio, suggerimento pratico, e spunto di riflessione:
1) Se “dovere” è la parola chiave del tempo scolastico, quella del tempo estivo dovrebbe essere “piacere”. Non solo per i bambini, ma anche per i genitori insieme a loro. L’idea che dovremmo fare nostra è che tutto ciò che proponiamo ai nostri figli non lo facciamo solo perché “dobbiamo”, costretti dagli impegni lavorativi, ma anche, e soprattutto, perché vogliamo. Perché desideriamo offrire loro esperienze interessanti e stimolanti, ci fa piacere che possano viverle e vogliamo condividerle con loro. Meno un bambino si sente considerato solo come un “pacco” da smistare fra nonni e campi estivi e più, per contro, si vede al centro di un progetto educativo, e non solo di una serie di attività da svolgere per arrivare a sera, più per lui il tempo delle vacanze sarà davvero un “tempo bello”. Anche se mamma e papà non potranno essergli sempre accanto
2) L’estate offre tanti spunti per sentirsi comunque in vacanza, anche se si è ancora in città. Basta saper fare la differenza, rendere “speciale” anche la routine quotidiana. E diventare più “accessibili” per i propri figli. La sera, per esempio, perché non cercare di tornare un po’ prima dall’ufficio? E poi fare un giro in bicicletta con i bambini, allungare i tempi di preparazione della cena, magari preparando una pizza tutti insieme, uscire a prendere un gelato o andare a vedere un film in un’arena all’aperto. Nel week end si possono organizzare una gita al lago o un picnic in campagna.
Tante cose che, normalmente, durante i mesi invernali, quando i ritmi sono più intensi per tutti, non si possono fare; ma che, per contro, è bello concedersi in estate. Piccoli gesti che, da soli, fanno già sperimentare il vero senso della vacanza, ovvero il piacere della libertà. E che contribuiscono a rendere meravigliose le estati dei nostri bambini e a lasciare in loro ricordi unici e indimenticabili.
3) Alla fine dell’anno scolastico, anche i bambini sono stanchi. Hanno bisogno di recuperare. Compatibilmente con i propri impegni lavorativi, bisognerebbe tenerne conto. E, se possibile, magari evitare di cominciare proprio subito a riorganizzare le loro giornate. Servirebbe loro almeno una settimana di “decantazione” prima di riprendere con impegni più pressanti. Anche a loro – proprio come a noi adulti – piace molto svegliarsi più tardi del solito, fare colazione senza correre, godersi la propria cameretta, i propri giochi. Anche i bambini, insomma, hanno bisogno di un po’ di “sano” ozio.
4) Sempre approfittando dei tempi più dilatati (e di ansie sicuramente minori di quelle che, in genere, accompagnano le serate durante l’anno scolastico), la sera, prima di addormentarsi, è bello potersi ritagliare un momento di chiacchiere con i propri figli. Per ascoltarli mentre parlano di ciò che hanno vissuto durante la giornata, per farsi parte delle loro nuove esperienze, ma anche per discutere delle vacanze che si faranno tutti insieme, per iniziare a immaginare la meraviglia di ciò che accadrà. Ai bambini piace molto sentire il racconto di ciò che verrà, riuscire a sognarlo a occhi aperti. I racconti creano il percorso del desiderio verso momenti speciali. E l’attesa, così, si fa ancora più magica e intensa.
A questo punto non mi resta altro che augurarvi… Buona estate!”http://vivalamamma.tgcom24.it/wpmu/2012/06/come-affrontare-lestate-con-i-nostri-bambini/

martedì 14 febbraio 2012

Meglio figlio unico? Vantaggi e svantaggi del dargli un fratellino Il numero dei figli per famiglia si è notevolmente ridotto e oggi sono sempre di più le coppie che decidono di avere un solo figlio

  
Uno dei fenomeni sociali più evidenti dell’ultimo secolo è certamente il passaggio dalla famiglia estesa, con struttura patriarcale, alla famiglia nucleare. Il numero dei figli per famiglia si è notevolmente ridotto e oggi sono sempre di più le coppie che decidono di avere un solo figlio, con il proposito di potergli dedicare più attenzioni e di poter provvedere meglio a tutti i suoi bisogni. 

In realtà non si può avere un punto di vista oggettivo ed assoluto riguardo alla maggiore o minore vantaggiosità dell’essere figli unici o del non esserlo, per due ordini di motivi: in primo luogo coloro che vivono la condizione di figli unici non possono sapere cosa significa avere dei fratelli, così come chi li ha non può comprendere fino in fondo come ci si senta ad essere figlio unico.
In secondo luogo entrambe queste condizioni hanno i propri pro e i propri contro, a seconda dell’età di riferimento.

In infanzia i vantaggi che generalmente si associano alla condizione di essere figlio unico sono l’avere tutte le attenzioni dei genitori e dei parenti. Da ciò possono derivare anche una serie di vantaggi materiali. Perciò alcuni tacciano la condizione del figlio unico come quella di un “bambino viziato”, mentre in realtà renderlo tale dipende solo dai genitori. Lo svantaggio maggiore di essere figlio unico in infanzia è dato dal fatto che se entrambi i genitori lavorano il bambino trascorrerà molto tempo affidato alle cure di altre figure di riferimento, come nonni o baby sitters. Se il relazionarsi prevalentemente con persone adulte da un lato accresce e migliora la ricchezza del vocabolario del bambino, dall’altro la mancanza del costante confronto con i propri pari priva il bambino di una serie di esperienze comunicative e sociali molto importanti per il suo sviluppo emotivo e cognitivo. A ciò si può rimediare efficacemente inserendo il bambino alnido.

L’adolescenza segna in genere un passaggio fondamentale nello sviluppo dell’individuo: in questo momento la condizione di figlio unico può presentare il maggior numero di svantaggi, salvo in alcuni casi in cui essa è comunque vissuta con naturalezza. Gli svantaggi riguardano essenzialmente il fatto che in questo periodo la spinta centrifuga verso l’autonomia e l’individuazione dell’adolescente contrasta con la tendenza centripeta della famiglia, soprattutto laddove vi sia una madre eccessivamente protettiva che non riesca ad accettare i bisogni del figlio e che interpreti i tentativi di svincolo e di autonomia di quest’ultimo come una ferita personale.
Se inoltre la coppia affronta l’adolescenza del figlio nell’età di mezzo le cose si complicano ulteriormente, perché in presenza di un solo figlio la madre potrebbe sentirsi più vulnerabile e sola rispetto all’emancipazione di quest’ultimo, rischiando di scoraggiare il suo processo di crescita. Ancora per il figlio unico lo svantaggio maggiore a quest’età è quello di non avere la complicità dei fratelli e delle sorelle e di dover affrontare i genitori da solo per contrattare sulle regole o per ottenere permessi.
Infine il rischio maggiore consiste nel fatto che essendo presente solo un figlio i genitori riversino su di lui moltissime aspettative: questo comporta che egli sia più preoccupato di non deludere i genitori piuttosto che compiere autonomamente le proprie scelte e in casi più gravi che sviluppi un senso di inautenticità derivante dal dubbio costante che ciò che si è e che si fa non sia dettato dalle proprie decisioni quanto dall’acquiescenza più o meno consapevole alle pressioni più o meno esplicite dei genitori.

In età adulta infine avere dei fratelli o delle sorelle può essere prezioso perché in prospettiva dell’invecchiamento dei propri genitori consente di non restare soli a fronteggiare il prendersi cura di loro e, nella ineludibilità della loro scomparsa, di poter condividere il peso emotivo della loro perdita. E’ vero che nella vita molte strade possono dividersi e le circostanze possono portare ad incomprensioni e litigi anche tra chi condivide lo stesso sangue, a volte a causa di questioni patrimoniali, o per gelosie reciproche, ma nella maggior parte dei casi il legame fraterno è molto forte e porta al superamento di numerose difficoltà.

Per tutte le coppie indecise se regalare o meno un fratellino al proprio figlio il consiglio è quello di non scegliere in base alla paura che il bambino cresca viziato o che si senta solo, a meno che non sia il bambino stesso a desiderare un fratellino o una sorellina. Piuttosto è meglio domandarsi se si è realmente convinti di affrontare un nuovo investimento emotivo, materiale e fisico, senza sentirsi in colpa se si decide che non si è pronti per farlo
Isabella Ricci

TRATTO DAL SITO PIANETAMAMMA.IT

I benefici dell’allattamento materno

Quali sono i benefici dell’allattamento materno?

Per il neonato non c’è alimento migliore del latte materno. Secondo le linee guida della Società italiana di neonatologia, può essere l’unica fonte di nutrimento fino a 6 mesi, a meno che non si renda necessario introdurre integrazioni prima (4/5 mesi) in seguito alla valutazione dell’accrescimento del bambino e delle esigenze della madre. L’allattamento al seno, inoltre, può essere protratto anche dopo l’introduzione di cibi solidi fino al secondo anno di vita, o anche oltre, se la mamma e il bambino lo desiderano.
I benefici dell’allattamento materno sono molti, tanto per la madre quanto per il figlio.
Vantaggi per il bambino.
  • Protegge contro le infezioni e rafforza il sistema immunitario, ciò vuol dire che i neonati allattati al seno sono meno esposti al rischio di sviluppare infezioni respiratorie, urinarie e gastrointestinali. Questo perché la mamma, attraverso il latte, passa al bambino i propri anticorpi e altri fattori protettivi.
  • Fornisce una protezione contro le intolleranze alimentari.
  • È facilmente digeribile e soddisfa le esigenze nutritive del piccolo. Il latte materno, infatti, ha una formula diversa nelle diverse fasi dell’accrescimento e anche durante la giornata. Al mattino, per esempio, cioè nel momento in cui il bambino ha maggiore bisogno di energie, è più grasso e ricco di proteine.
Vantaggi per la mamma.
  • È un fattore protettivo contro alcuni tipi di tumore e, in particolare, contro il cancro al seno. Durante il periodo dell’allattamento, cioè, è molto improbabile che insorga una neoplasia mammaria; il rischio di questa malattia, inoltre, risulta ridotto anche dopo che si è smesso di allattare. Esiste, poi, una correlazione tra la durata dell’allattamento e la possibilità che si manifesti un cancro al seno; in pratica, più a lungo si allatta meno probabilità si hanno di andare incontro a questa patologia e il beneficio si “accumula” anche dopo le maternità successive, cioè se si allatta al seno più di un figlio.
  • Secondo alcune indagini scientifiche, riduce il rischio cardiovascolare nelle donne in menopausa. Nel maggio 2009, sulla rivista medica Obstretics & Gynecology sono stati pubblicati i risultati di uno studio condotto a Pittsburgh dall’équipe della Dottoressa E. B. Schwarz. La ricerca aveva preso in considerazione circa 140.000 donne con età media di 63 anni che avevano avuto almeno un figlio e aveva studiato il loro rischio cardiovascolare, cioè la predisposizione ad andare incontro a patologie quali ipertensione, diabete, colesterolo alto, angina, infarto e altre malattie del cuore e dei vasi. Ebbene, il rischio cardiovascolare delle donne che avevano allattato per oltre 12 mesi risultava ridotto del 10-15%. Si era osservato un beneficio, seppur minore, anche nelle donne che lo avevano fatto per 7/12 mesi.
  • Aiuta a tornare in forma dopo la gravidanza. Allattare al seno, infatti, richiede un dispendio energetico di circa 350/500 calorie al giorno. Vuol dire che una donna che allatta “brucia” quotidianamente 350/500 calorie in più rispetto a chi non lo fa.
Vantaggi per entrambi.
  1. L’allattamento al seno favorisce il legame tra madre e figlio, in virtù dello stretto contatto fisico, ma anche emotivo, che comporta.
  2. È pratico perché si può allattare ovunque e, anche in viaggio, non c’è bisogno di portarsi dietro biberon o altro.
Oltre a tutti questi vantaggi, infine, allattare al seno è ecologico ed economico.
Personalmente, per tutti questi motivi, ho scelto di allattare mia figlia e l’ho fatto per due anni. Però, proprio perché ho allattato così a lungo, sento di poter affermare che si tratta di una scelta molto personale. Ogni donna ha il sacrosanto diritto di decidere per sé, cioè di stabilire se e per quanto tempo nutrire il proprio figlio con il latte materno, senza sentirsi in colpa.
Io, per esempio, se avrò un altro figlio lo allatterò, ma non più così a lungo. Ho capito che per me (solo per me) la durata “ideale” dell’allattamento al seno è 12/15 mesi.
Margherita Russo
Redattrice e traduttrice specializzata in contenuti per la medicina

lunedì 23 gennaio 2012

videogiochi pro e contro

Spesso ci chiediamo se tutta quella televisione..tutti quei videogiochi e computer....facciano bene ai nostri bambini,
oggi ho letto  un articolo dove si parlava dei i pro e dei contro sull' utilizzo dei videogiochi...certo ci sono tanti aspetti positivi..perchè si tratta non solo di videogiochi educativi insenso stretto, ma anche e soprattutto videogiochi di intrattenimento in commercio vengono utilizzati in vari ambiti:dalle lingue straniere alla letteratura, dalla matematica alla storia e alla geografia.
Gli insegnanti si aspettano che i videogiochi incrementino la motivazione degli studenti nell’apprendimento(27%), contribuiscano al raggiungimento di obiettivi educativi (24%), promuovano valori positivi (13%), migliorinole competenze sociali (come il lavoro di squadra) e intellettuali (11%). 
Ma ci sono anche molti  aspetti negativi come ..la comparsa frequente di emozioni quali rabbia, ansia e ostilità, il possibile aumento del battito cardiaco, della pressione sanguigna e della produzione dell’“ormone dello stress, l’aumento di pensieri aggressivi e della percezione di ostilità e minaccia da parte dell’esterno, fino all’aumento di comportamenti aggressivi.
Io da mamma credo che poi sia il genitore che debba intervenire,nel senso che bisogna dare in questi casi delle regole,dei tempi,,bisogna dare un equilibrio al bambino..questa è la mia opinione..e voi?qual'è la vostra opinione?parliamone :-)

mercoledì 18 gennaio 2012

Interpretare i disegni dei propri figli...Sono veramente solo scarabocchi?

Non so voi genitori...ma io avvolte rimango a guardare mio figlio mentre disegna e spesso mi domando se quello che disegna è veramente ciò che vuole esprimere o è solamente uno semplice disegno...bè...io stasera ho trovato questo articolo tratto dal sito http://www.genitoricrescono.com/.
L'ho trovato davvero molto interessante e quindi ho pensato subito di pubblicarlo nel mio blog per voi genitori..per interpretare ciò che i nostri bimbi vogliono esprimere!allora..non mi resta che augurarvi una buona lettura...




Volevamo sapere come si esprimono i bambini quando usano i colori invece delle parole, e così lo abbiamo chiesto a Mariaelena La Banca, mamma di Matteo, autrice del blog yummymummyematteo, e collaboratrice di http://www.pianetamamma.it in qualità di pedagogista. Mariaelena lavora infatti come coordinatrice delle attività didattiche nelle scuole e adora lavorare con i suoi bambini. Nel tempo libero ha trovato anche il tempo di scrivere un libro, uscito a giugno e già arrivato alla terza ristampa
101 giochi intelligenti e creativi da fare col tuo bambino da zero a cinque anni . Io, visto che l’autunno bussa alle porte in quel di Stoccolma, vado subito ad ordinarlo. Non sia mai riuscisse a farmi risollevare le sorti di qualche piovoso e buio weekend svedese, in attesa dei primi mesi del prossimo anno, quando ci sarà il lancio del secondo libro!
Ma ora vediamo come interpretare i disegni dei nostri bambini. Che io ho sempre avuto il sospetto che dietro quegli scarabocchi confusi che il Vikingo semina per casa, si nascondesse un non so che di profondo ;)
Lo scorso anno, in uno degli asili in cui sono coordinatrice didattica, ho proposto alle insegnanti un corso di formazione speciale, che prevedeva delle ore di teoria ma anche mooooolte ore di pratica! Loro hanno accettato subito con entusiasmo e così, quando Serena mi ha proposto di scrivere questo guest post, ho pensato di riproporre le basi di quel corso: l’interpretazione dello scarabocchio e del disegno dei bambini da zero a 6 anni.
Ho sentito l’esigenza di dare alle maestre uno strumento diverso, oltre a quello dell’osservazione, per capire i bambini dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia, uno strumento che desse loro l’opportunità di una risposta immediata alle reali esigenze del bambino che non sa o che non riesce, ad esprimere le emozioni, i sentimenti, con le parole ma con un linguaggio non verbale: parla disegnando.
Così ho modificato i contenuti del corso (40 ore di teoria e altrettante in aula) in modo da dare a qualunque mamma la possibilità concreta di imparare ad ascoltare e a comprendere quei bisogni del bambino che non vengono espressi a parole ma che lasciano una traccia chiara sulla carta: nei disegni, nei colori, negli scarabocchi. Ciò è particolarmente valido per i bambini più piccoli, che non sapendo ancora esprimersi correttamente con le parole, comunicano assai più liberamente con la matita. Per i bambini il disegno è un modo spontaneo di esprimere se stessi: i segni lasciati dalla matita sul foglio mostrano aspetti del carattere dei piccoli che non traspaiono dai gesti e dalle parole, illuminandone così i significati più profondi. Per questo, saper “leggere” i loro disegni, fin dagli scarabocchi dei primissimi anni di vita, permette di capire più a fondo le loro esigenze e le loro paure. Ma cosa dobbiamo osservare?
Innanzitutto predisponiamo il materiale:
Matite colorate, pennarelli, fogli bianchi
Cerchiamo di non intervenire mentre il bimbo disegna, lasciamolo libero di esprimersi.
A questo proposito ho scritto un articolo su Arno Stern, l’ideatore del cloisier, potete trovarlo qui, sul mio blog: Con un pennello in mano non si impara.
Mettiamo i colori sul tavolo, devono essere ben visibili, non dentro un astuccio, poi chiediamo al bambino di fare un bel disegno.
RACCOMANDAZIONE IMPORTANTISSIMA: non “costringete” il bambino a disegnare se non ne ha voglia, è molto facile essere presi dall’entusiasmo per questa novità ma rispettiamo sempre e comunque le naturali inclinazioni dei nostri piccoli.
A questo punto possiamo cominciare:
Osserviamo bene qual è il punto di partenza.
Ogni parte del foglio rappresenta una emozione, un sentimento, uno stato d’animo,
interpretazione disegni
ZONA SINISTRA:PASSATO
ZONA CENTRALE: PRESENTE
ZONA DESTRA: FUTURO
Cosa devo osservare?
Punto di partenza:
centrale: egocentrismo naturale del bambino
sinistra: bisogno di rimanere ancorato agli affetti familiari
destra: voglia di crescere
Margini: inibizione dei propri sentimenti
Prima dei 3 anni è normalissimo che il bimbo cominci a disegnare nella parte bassa del foglio perché è quella più vicina a lui!
Come occupa lo spazio?
Occupare tutto lo spazio: con un gesto tondo e ampio è espressione di un bambino estroverso
Spazi limitati: o delimitati volutamente con cornici e margini è espressione di un bimbo insicuro che non ama la confusione e si sente sicuro solo in famiglia.
Parte bassa del foglio: il bimbo ha sempre bisogno di rassicurazioni
Parte alta del foglio: il bimbo predilige la fantasia e la creatività
Parte centrale del foglio: si sente al centro dell’attenzione
Le forme
Linee curve: carattere aperto, socievole e comunicativo.
Linee spezzate: tensione, ipersensibilità, forte cambiamento.
Il carattere
Ogni bambino disegna in maniera diversa, vediamo la personalità di ciascuno:
Estroverso: il bimbo dal carattere estroverso si riconosce perché occupa tutto il foglio, con linee che vanno da una parte all’altra, ama i colori forti come il rosso
Introverso: privilegia le forme piccole, i colori delicati, e si concentra in un angolo del foglio
Sensibile: scarabocchia sfiorando appena il foglio scegliendo i colori tenui.
Temperamento
Il temperamento è ben visibile nei disegni:
Leader: i fogli non gli bastano mai, occupa tutto lo spazio e, spesso, anche il tavolo!!! La figura umana è disegnata in maniera ben marcata.
Il timido: disegna forme staccate, pressione leggera, molto attento a non sporcare, nel disegno della casa le abitazione saranno piccole e il tratto incerto.
L’insicuro: di solito le forme sono tonde ma tende a correggersi e a cancellarsi. Nella figura umana, spesso, mancano i piedi.
Il sognatore: il disegno è collocato nella parte alta del foglio, i disegni sono ricchi di particolari.
L’aggressivo: Tratto marcato, solchi e uso di colori forti, rappresentazione costante di mostri e animali feroci.
Il pigro: Disegna forme tonde, poco marcate, con tratto lento e molle.
Il dinamico: Finisce sempre per primo e i fogli non gli bastano mai!!!
L’egocentrico: disegna soprattutto nella parte centrale del foglio. La figura umana è disegnata accuratamente e occupa tutto il foglio.
I colori
Un altro importante punto di riferimento sono i colori scelti dal bambino:
Rosso: un bimbo che predilige il rosso è vitale ed esuberante, allegro, coraggioso e passionale. Non tollera di essere frenato in alcun modo. Se lo si frena potrebbe diventare iroso e astioso.
Giallo: energico, dinamico, libero, desideroso di apprendere e muoversi.
E’ alla ricerca dell’amicizia e, da grande, sarà portato ai lavori nel sociale. Ha bisogno di sentirsi al sicuro per potersi esprimere, va dunque elogiato quando fa qualcosa di positivo.
Verde: di solito, il bimbo che sceglie il verde è nervoso, ipersensibile ed emotivo, è molto impressionabile e ama la natura. Il bimbo lo sceglie perché il verde tende a calmare…
Blu: il bimbo è calmo e sereno. Gli piace giocare con gli altri ma anche da solo.
Viola: il bambino è stato “responsabilizzato” troppo presto. Ha paura di sbagliare e di ferire gli altri. Bisogna fare un passo indietro per seguire le sue tappe.
Marrone: Bambino serio e posato, va stimolato ad esprimersi perché tende a nascondere se stesso e, soprattutto i suoi bisogni.
Nero: il bimbo che disegna col nero è afflitto da una profonda insoddisfazione. È un colore di chiusura perché non si sente compreso e assecondato.
Grigio: bimbo che ha paura ad affrontare le difficoltà. Va compreso e aiutato a capire che, accanto a lui, c’è sempre qualcuno che può aiutarlo.
Rosa: denota una grande sensibilità, disponibile con tutti, questo bimbo sceglie compagni che non siano violenti e rumorosi.
Arancione: amato dai bambini aperti, loquaci, entusiasti di fronte alle nuove esperienze.
Turchese: tipico del bambino felice di dipendere da qualcuno, ama appoggi e incoraggiamento, e ha bisogno dell’appoggio degli altri accanto a lui. È sensibilissimo e riesce a cogliere tutte le sfumature di ciò che lo circonda.
Ora dovremmo avere un quadro chiaro della situazione!
Ci sono moltissimi libri che parlano di questo argomento per chi volesse approfondire.
Quelli che preferisco per semplicità e linearità sono quelli scritti da Evi Crotti.
Per i bimbi più grandicelli ci sono vari test da fare: c’è quello sulla figura umana, il test sulla casa e quello sull’albero che ci aiutano a capire come il bimbo veda se stesso, il legame con la famiglia e quello con la mamma.
Ma ora corriamo a far scarabocchiare i nostri cuccioli e vediamo cosa vogliono comunicarci con i loro disegni.
Il mio Matteo preferisce il marrone e l’arancione, i fogli sembrano non bastargli mai, riempie tutti gli spazi e colora dal basso verso l’alto…è proprio un furfantello!!!
Avete anche voi voglia di fare subito una prova e osservare vostro figlio disegnare? Se volete condividere i capolavori dei vostri piccoli artisti con noi, fatelo sulla nostra pagina su facebook. Ci faremo senz’altro un bel po’ di risate insieme!

tratto dal sito:http://genitoricrescono.com/interpretare-disegni-sono-veramente-solo-scarabocchi/

Bambini e natura


I bambini manifestano un grandissimo interesse per la natura e per la vita all’aria aperta
La natura, affascinante e misteriosa, permette ai bambini di non annoiarsi, in quanto offre loro delle ottime esperienze sensoriali, proprio ciò di cui hanno bisogno per imparare e crescere.
Per i bambini è infatti molto importante essere sempre indaffarati, non dimentichiamo che il loro più importante desiderio è quello di imparare, ma è inutile ingegnarsi a proporre tante attività “artificiali”: i bambini amano il mondo “reale” e le occupazioni “reali”.


Allora è bellissimo aiutare la mamma e il papà a sbrigare le loro faccende domestiche ma è altrettanto bello scoprire il mondo, attraverso una bella passeggiata in un bosco o una corsa in un prato.
Spesso i genitori si preoccupano di portare i bambini al parco giochi, dimenticandosi che ai bambini piacerebbe sicuramente di più poter esplorare la natura reale, osservarla, conoscerla, scoprire i cambiamenti che avvengono col passare dei mesi, il ripetersi delle stagioni, i meravigliosi tesori che la natura offre: le foglie d’oro in autunno, il ghiaccio brillante in inverno, i boccioli in fiore in primavera, la brezza che accarezza le chiome degli alberi in estate, le forti cortecce che nascondono tanti insetti colorati, un bastoncino di legno che come una barchetta viene trasportato dalla corrente del ruscello.
Il bambino, fino ad almeno 14 anni, dovrebbe ricevere il giusto nutrimento affettivo, esperienziale e spirituale, attraverso l’immaginazione, l’osservazione, la bellezza, il rispetto: i bambini devono ricevere calore, il calore del legno, della terra, del sole, del contatto, delle fiabe.
I bambini di oggi, al contrario, vivono nella freddezza: la freddezza delle cose materiali, della plastica, della televisione, dei computer.
Il contatto con la natura procura al bambino un grande calore, una bellissima esperienza sensoriale, un grande amore per la scoperta e per il bello e, se ben indirizzato, una incredibile ispirazione artistica e immaginativa.
Attraverso l’esplorazione di un bosco possiamo prendere spunto per moltissime storie fantastiche e avventurose, possiamo spiegare al bimbo come funziona il mondo, possiamo insegnargli l’importanza di agire in modo corretto, l’amicizia, la collaborazione, il perdono, la pazienza.
Facciamo in modo che i nostri bambini possano provare il più possibile queste emozioni, perché il mondo, nelle loro mani, diventi davvero un mondo nuovo.

Articolo tratto dal sito:  www.bimbonaturale.org